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«Il costo medio annuo per ogni singolo paziente affetto da dermatite atopica è di 4.284 euro, e si arriva addirittura a 6.268 euro se si guarda alla fascia d’età 46-60 anni. In alcuni casi si può arrivare anche a superare i 20.000 euro a paziente per ogni anno». A sintetizzare i dati del burden della dermatite atopica è Francesco Saverio Mennini, research director Eehta del Ceis di Economia, dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.
I risultati sono quelli di un recente studio realizzato dai ricercatori del Ceis e sono stati discussi nel corso del webinar “Dermatite atopica: tra impatto economico e qualità della vita” promosso dall’EEhta del Ceis con il patrocinio della Sitha e con il contributo non condizionante di Sanofi.
La dermatite atopica colpisce circa il 2-5% della popolazione italiana adulta e circa il 20% dei bambini. Questa patologia è caratterizzata da un significativo impatto tanto sociale che sanitario. Da moderata a grave, questa patologia genera un notevole consumo di risorse sanitarie e conseguenze economiche significative per i pazienti e le loro famiglie, il servizio sanitario nazionale e la società. Al forte impatto economico si aggiungono quello emotivo e un peggioramento progressivo del benessere sociale, soprattutto nel passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza: il 30% dei pazienti pediatrici riporta ansia dovuta alla patologia e il 52% depressione, con un ricorso maggiore a farmaci antidepressivi. Sono molti (il 39%) i giovani pazienti con dermatite atopica che hanno subito episodi di bullismo legati alla patologia.
Ecco perché gli esperti sono concordi nel sottolineare l’importanza dell’individuazione di nuove strategie di intervento precoce e appropriato che possano fare la differenza per la salute delle persone e per i costi, diretti ed indiretti, associati a questa patologia. Per Giampiero Girolomoni, direttore di Dermatologia dell’azienda ospedaliera universitaria integrata Verona, uno dei temi da affrontare è quello della reale presa in carico dei pazienti. «La dermatite atopica - dice - nelle sue forme più severe ha un impatto devastante sulla qualità di vita. Se il prurito si prolunga nel tempo, la malattia finisce per condizionare ogni aspetto della quotidianità. Può condizionare drammaticamente la vita sociale, e nei giovani persino le future scelte di carriera, visto che anche studiare diventa difficile. Serve una medicina “illuminata”, che sappia portare il paziente per mano lungo tutto il percorso, senza perdere neanche un istante».
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