Depressione, intervista a Giovanna Spatari: «Passo avanti fondamentale, così possiamo ridurre i rischi»

Depressione, intervista a Giovanna Spatari: «Passo avanti fondamentale, così possiamo ridurre i rischi»
«La disabilità psichiatrica è un tema centrale, sul quale ancora oggi purtroppo molto spesso grava un forte stigma». Giovanna Spatari, docente...

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«La disabilità psichiatrica è un tema centrale, sul quale ancora oggi purtroppo molto spesso grava un forte stigma». Giovanna Spatari, docente all'Università di Messina e presidentessa della Società italiana di medicina del lavoro non ha dubbi e commenta con soddisfazione la nascita dell'Osservatorio sulla disabilità psichiatrica e psicosociale. Quello che lei stessa definisce «un passo in avanti fondamentale».


Professoressa, ancora oggi si può parlare di un pregiudizio verso chi soffre di malattie psichiatriche?
«Temo proprio di sì. La malattia fisica viene accettata a livello sociale come una condizione patologica della quale tutti hanno rispetto. Per le patologie psichiatriche non sempre è così. Ritengo che la nascita dell'Osservatorio sia fondamentale per guardare con maggiore attenzione a questi temi e anche perché consente di mettere in rete competenze ed esperienze».

Anche la medicina del lavoro può beneficiare di un approccio integrato?
«Assolutamente sì, su questi temi è essenziale cercare di valutare diversi aspetti. Avere una visione d'insieme, basata sul confronto di diverse professionalità, serve a comprendere se esiste un'eziologia collegata all'attività svolta e serve a valutare la fase nella quale la patologia si trova».

Quindi occorre un approccio integrato e un monitoraggio attento e costante nel tempo?
«Le patologie psichiatriche possono essere molto invalidanti in termini di abilità al lavoro, ma bisogna considerare in quale fase la patologia si trova, perché in presenza di una maggiore o minore compensazione può esserci una diversa ricaduta sull'attività lavorativa».

Cosa è possibile fare in presenza dei cosiddetti disturbi dell'adattamento?

«Possiamo fare molto. Oggi disponiamo di protocolli diagnostici e strumenti che ci mettono in condizione di fare valutazioni molto accurate. Con indicatori di rischio che abbiamo reso misurabili, anche l'Inail ha fatto molto rispetto alla valutazione del rischio stress-lavoro correlato. Per questo possiamo svelare, fare diagnosi e gestire al meglio quei disturbi dell'adattamento che hanno o potrebbero avere un'eziologia professionale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino