Il Mattino, l'abbraccio di Napoli nel teatrino di corte di Palazzo Reale: «Un faro quotidiano nella nostra storia»

Il Mattino, l'abbraccio di Napoli nel teatrino di corte di Palazzo Reale: «Un faro quotidiano nella nostra storia»
Su un punto sono tutti d'accordo: Il Mattino ha fatto la storia di questa città. Napoli non può prescindere dal suo giornale, che ieri - nel teatrino di Corte -...

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Su un punto sono tutti d'accordo: Il Mattino ha fatto la storia di questa città. Napoli non può prescindere dal suo giornale, che ieri - nel teatrino di Corte - ha festeggiato i centotrent'anni. Portati molto bene, dice sorridendo Gaetano Manfredi, che a Palazzo Reale arriva a fine mattinata per il faccia a faccia con il collega romano Roberto Gualtieri: «Un quotidiano che è un'istituzione, voce autorevole nel dibattito cittadino e, aggiungo, indispensabile se vogliamo davvero costruire una visione condivisa della Napoli del futuro». Auguri dal sindaco a Federico Monga, che lascia per una nuova avventura e a Francesco de Core che invece l'avventura qui la comincia. In bocca al lupo ai due direttori, dunque. Anche da Matteo Lorito che ne fa subito una questione di età: «Noi siamo un po' più vecchiotti, è vero, di anni ne abbiamo compiuti ottocento - scherza il rettore della Federico II - ma 130 insieme ce li siamo fatti». Poi la similitudine che Lorito fa tra «due istituzioni sempre in campo per promuovere Napoli e la cultura».

Ecco il Mattino paragonato a un giovane centenario che guarda al futuro ma nel cuore custodisce con cura la memoria della sua lunga storia insieme con quella della città di cui ogni giorno si fa portavoce. «Una storia - scrive il ministro Luciana Lamorgese nel suo messaggio di auguri - a cavallo di tre secoli che affonda le radici nell'intero Mezzogiorno d'Italia. E che deve la sua credibilità alla diffusione di una informazione di livello, corretta, puntuale e ispirata anche ai più sani principi di un meridionalismo costruttivo e dialogante, come dimostrano le vostre campagne su una corretta e non sbilanciata interpretazione della devoluzione dei poteri centrali dello Stato e del federalismo fiscale». E le celebrazioni - come è giusto che sia - sono andate avanti per un'intera giornata. In sala - insieme con tante firme del giornale, redattori e collaboratori - i rappresentanti delle istituzioni, del mondo dell'imprenditoria, della politica dell'arte, della cultura, della giustizia - a testimoniare il forte legame con con il Mattino. Ci sono il presidente del Tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, il procuratore generale, Luigi Riello, nel primo pomeriggio arriva anche Giovanni Melillo, al vertice della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, dopo aver guidato la Procura di Napoli per cinque anni.

In prima fila, 90 anni portati molto bene, mutuando le parole di Gaetano Manfredi, siede Vincenzo Maria Siniscalchi. Lo storico penalista napoletano, col Mattino, ha un rapporto assai stretto: «Lo definerei il mio giornale. La verità? È il primo che leggo». Poi però, temendo di apparire un po' troppo di parte, corregge il tiro: «Insieme agli altri quotidiani, certo, ma il Mattino è il Mattino». Partecipa all'evento nel teatrino di Corte per l'intera mattinata, l'avvocato Siniscalchi, insieme con la moglie Marinella De Nigris. Un confronto che definisce «sul filo della memoria, pieno di contenuto, che ha centrato perfettamente l'obiettivo, «quello di celebrare adeguatamente questo giornale che resta una delle voci costanti piantate nel centro del Mezzogiorno, sia o non sia Napoli capitale. E questo - conclude - dovrebbe farci ben sperare per il futuro. Racconta la città e la Campania al mondo e porta il mondo nelle mani dei napoletani». Antonio Bassolino ricorda ancora gli anni in cui a tarda notte, prima di rincasare, si fermava in via Ugo Foscolo, dal lato dove caricavano i furgoni per la distribuzione, a prendere una copia fresca fresca di stampa: «Tempi indimenticabili, eravamo ragazzi carichi di entusiasmo e voglia di fare. Il Mattino ha accompagnano le nostre vite, mica solo quella della città. Di sera era un rito irrinunciabile, le mani sporche di inchiostro, quell'odore di carta... E poi Fate presto, la pagina che è diventata un'opera d'arte. Fu grazie a quella, e alla strigliata di Pertini, se i soccorsi furono efficaci e tempestivi e si riuscì a salvare qualche vita in più».

Un giornale che sa di amarcord anche per l'imprenditore Danilo Iervolino, patron della Salernitana e nuovo editore dell'Espresso: «Sono nato con il Mattino sulla scrivania di mio padre. Non c'era giorno che non si comprasse». E poi aggiunge: «Oggi ha 130 anni, portati alla grande. E gliene auguro altri 130 carichi di risultati entusiasmanti. È innegabile che si tratta di un giornale che, con autorevolezza, ha seguito tutti i processi raccontando sempre la verità, quella assoluta però, distante da logiche partitiche e faziose. E voglio anche dire che è stato uno dei pochi in grado di gestire una trasformazione digitale molto importante senza perdere lettori sul cartaceo». Lettera di auguri dal vescovo impegnato a Roma nell'assemblea della Conferenza episcopale italiana. Don Mimmo Battaglia parla di una testata che ha fatto la storia del giornalismo ma soprattutto la storia di un popolo e di un meridione da sempre impegnato, senza mai cedere, per stare al passo con i tempi e con l'intero paese. Di tale patrimonio - scrive don Mimmo - il Mattino si è fatto carico e portavoce proponendo pregi e difetti, ansie e speranze, progetti e realtà, diritti e doveri di un Sud che troppo spesso è stato sfruttato, illuso e dimenticato da chi non ha voluto capire che non si cresce se non insieme come avevano sottolineato, alcuni decenni fa, i vescovi meridionali». Con un auspicio: «che il Mattino continui a essere voce di un meridione ricco di dignità, storia e cultura, al quale sia consentito concorrere per lo sviluppo della nostra Italia». Ascolta con attenzione l'augurio del vescovo, anche Vincenzo De Luca, poco prima di salire sul palco per il confronto con Matteo Salvini: «Dal 1892 a oggi, il Mattino ha raccontato Napoli e la Campania attraverso i grandi eventi che hanno segnato la nostra storia. Penso al colera, al terremoto, alle guerre di camorra, ma anche agli scudetti del Napoli di Maradona, fino all'emergenza covid e al dramma attuale dei profughi dell'Ucraina - dice il governatore - passando per la cronaca dei fatti quotidiani. Nell'epoca delle fake news, in cui è diventato difficile fare informazione, auguriamo al Mattino di continuare a essere una voce libera e autonoma e di essere rappresentante delle ragioni del Sud». 

Rigore e misura della verità, dunque. Ma senza dimenticare l'universalità di una capitale come Napoli, diventata brand indiscusso di cultura, turismo e arte. Ne è convinto Lello Esposito, l'artista dei Pulcinella (ma non solo), maschera cangiante della vera anima partenopea, un personaggio che incarna quello spirito, unico e inimitabile, che parla da sempre attraverso i sensi, con genuinità e allo stesso tempo acutezza e ingegnosità: «Potevo mai non essere qui a festeggiare con voi? Impossibile. È il mio giornale, lo compro ogni mattina, e se non riesco a leggerlo lo conservo per il giorno dopo. C'è tutto: dalla cronaca alla politica, dalle mostre agli spettacoli. Basta sfogliarlo per avere un quadro di ciò che accade in città». Accanto a lui, per rimanere nel mondo delle arti e della cultura, ci sono lo scrittore Maurizio de Giovanni, Emmanuela Spedaliere, direttore generale del teatro San Carlo, il gallerista Alfonso Artiaco, l'editore Diego Guida e Claudia Mirra, manager del Diana: «Anche per me il Mattino è una tradizione irrinunciabile - dice l'animatrice del teatro del Vomero - è il giornale di famiglia e sono felice di essere qui a celebrare 130 anni di buona informazione». Dal teatro alla finanza. Ecco Amedeo Manzo, presidente della banca di Credito cooperativo di Napoli - che coglie l'occasione per fare gli auguri a Federico Monga e Francesco de Core, nuovo direttore del quotidiano - e Mauro Ascione, presidente della banca di Credito popolare: «Essere qui - dice Ascione - significa rappresentare il senso di appartenenza dei napoletani al giornale che non ha mai mancato di fare sentire la sua voce anche a costo di andare contro corrente».

La definisce «una voce fuori dal coro» Angelo Lancellotti, presidente dell'Ance, associazione Costruttori edili di Napoli: «È un quotidiano che leggo sempre con grande attenzione e mi accorgo che non fa sconti a nessuno: è l'anima critica di questa città, che è il vero ruolo che un giornale dovrebbe avere. Le inchieste poi le apprezzo particolarmente. Scopro fatti e vicende che diversamente mi sfuggirebbero». In sala anche Marco Zigon, patron del gruppo Getra, leader nazionale nella trasformazione di energia; Luigi Traettino, presidente Confindustria Campania; Marco Salvatore, direttore scientifico dell'istituto di ricerca Sdn, ideatore del «Sabato delle idee» e animatore della Fondazione Salvatore; Gianni Lettieri, presidente e amministratore delegato di Meridie investimenti; Lucio D'Alessandro, rettore dell'università Suor Orsola Benincasa e Roberto Tottoli, al vertice dell'Orientale. Parlano di sicurezza. E lo fanno con il questore, tra i primi ad arrivare a Palazzo Reale: «È pure grazie al Mattino se riusciamo a monitorare il polso di questa città - spiega Alessandro Giuliano - una collaborazione consolidata negli anni». In sala anche il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, quello di Caserta, Giuseppe Castaldo, e di Avellino, Paola Spena; il comandante provinciale dei Carabinieri, Enrico Scandone e il generale Vittorio Tomasone

Poi il mondo della politica. Da Severino Nappi, consigliere regionale della Lega, a Francesco Borrelli. È il consigliere regionale di Europa Verde a ricordare che sono «130 anni che il Mattino racconta Napoli in tutte le sue sfumature, dalle più oscure alle più colorate, mettendo in risalto le eccellenze e la ricchezza del nostro patrimonio culturale e artistico». 

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Il Mattino