Ogni giorno è il racconto di una intera vita vissuta

Ogni giorno è il racconto di una intera vita vissuta
Sei anni e rotti sono una vita. E questo fu il tempo lungo che mi vide in via Chiatamone, in quella stanza al terzo piano, con la porta sempre aperta. Nel mio primo editoriale da...

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Sei anni e rotti sono una vita. E questo fu il tempo lungo che mi vide in via Chiatamone, in quella stanza al terzo piano, con la porta sempre aperta. Nel mio primo editoriale da direttore, mercoledì 12 ottobre 1994, promisi che «Ogni giorno», questo il titolo, avremmo rinnovato il patto con il lettore per una informazione impegnata su tutti i fronti, nel segno della trasparenza e della verità, in una Napoli che, in quella temperie, sognava un nuovo Rinascimento dopo la sanguinosa guerra di camorra e l’intreccio tra politica e malaffare. Non sta a me, ovviamente, il giudizio su quegli anni difficili e tuttavia esaltanti, densi di impegno professionale per una generazione di giornalisti che ha saputo reggere l’urto degli eventi. Anche un grave lutto, l’assassinio di Giancarlo Siani, il giovane cronista di Castellammare ucciso dalla camorra, venne assunto, finalmente, come supremo contributo alla lotta al crimine organizzato, pagato con il coraggio di raccontare tempestose verità. 

 

Si capisce che i miei anni al «Mattino» sono stati vissuti come in una apnea infinita, costellata da gioie profonde e dalle ginocchia tremanti di emozioni. Riccardo Cassero, mitico redattore capo di quegli anni, uomo mite e leale, grande conoscitore del vasto e variegato mondo intorno al giornale, mi avvertì: «Direttore a Napoli quattro persone contano davvero: il sindaco, il cardinale, il prefetto e il direttore del “Mattino”, tenetene conto». Veniva dalla scuola degli Scarfoglio. Certo è che il quotidiano sulle cui pagine è passata metà della grande letteratura italiana, per non dire delle nobili firme del giornalismo nazionale, ha scandito nella sua storia ultracentenaria come l’osservatorio più attento e acuto verso il Mezzogiorno, configurandosi come un patrimonio culturale unico e insostituibile. L’aver vissuto sia pure in piccola parte quella storia mi riempie di orgoglio, venato di nostalgia. Ma mi soccorre una consolazione: del «Mattino» non si è mai ex, l’appartenenza quasi sentimentale alla testata è per sempre, così come al suo meraviglioso popolo di lettori. Auguri, ogni giorno: perché ogni giorno è il racconto di una intera vita vissuta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino