Emozioni che riaffiorano dopo trent’anni. In realtà, ci hanno sempre accompagnato perché dopo il primo scudetto dell’87 (e la Coppa Uefa e il secondo...
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Quando il Napoli ha riconquistato il vertice del campionato e la Champions League, la sua reale dimensione, abbiamo pensato: possiamo tornare ad essere quelli di trent’anni fa. Il Napoli che si laureò campione d’Italia il 10 maggio del 1987 era stato non soltanto un’occasione di festa ma anche un’ispirazione: la dimostrazione di come in questa città bella e afflitta i sogni si potessero realizzare. A sostenere il trionfo c’era un progetto, sviluppato dal presidente Ferlaino e dal manager Allodi, che scelse due giovani di talento come collaboratori, il direttore sportivo Marino e l’allenatore Bianchi, e una serie di calciatori che sembrarono essere un passo indietro rispetto al Re Diego ma solo perché lui era il genio assoluto. Garella, Bruscolotti, Ferrara, Renica, Ferrario, Bagni, Romano, De Napoli, Giordano e Carnevale avrebbero reso competitivo, e probabilmente vincente, il Napoli anche senza Maradona.
La prima immagine dello scudetto era e resta il Capitano. Ma vi fu anche un altro elemento affettivo, tecnico e imprenditoriale, rappresentato dall’utilizzo di 8 calciatori campani. Ora c’è un solo bravissimo napoletano, Insigne, di cui De Laurentiis ha riconosciuto il valore facendogli firmare un ricco contratto, il più ricco per un figlio di questa terra. Non era mai accaduto che un napoletano, cresciuto sotto questa bandiera, guadagnasse più dei compagni ed è significativo che questa legittimazione vi sia stata a pochi giorni dal trentennale dello scudetto: Lorenzo diventa l’uomo che riannoda i fili, la guida per un nuovo percorso di vittorie. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino