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La ruota della storia gira e il Mezzogiorno, da periferia di un continente in crisi d'identità, si trova al centro. A prenderne coscienza per primi sono gli imprenditori, annusatori del futuro per professione, tre dei quali ieri a Napoli per «Il Sud che vince», confronto denso di spunti coordinato da Nando Santonastaso.
Non c'è sottovalutazione del tragico momento che sta attraversando l'umanità («sarebbe da irresponsabili non preoccuparsi», dice l'armatore Manuel Grimaldi) bensì la consapevolezza che la scala di priorità è cambiata («c'è un nuovo modo di vedere il mondo», rileva Danilo Iervolino, presidente della Salernitana) e torna l'ottimismo sulla possibilità che l'industria non sia nemica della natura: «La tecnologia può consentire di migliorare la qualità della vita», osserva Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo.
Le parole d'ordine sono sostenibilità, digitalizzazione, innovazione. E Napoli insieme al Sud può essere protagonista in ciascuno di questi campi. Anzi, lo è già, come sottolinea Grimaldi, il cui brevetto per le navi che aspirano le microplastiche è stato di recente acquistato dal colosso mondiale dei motori marini Wärtsilä, sede in Finlandia. «Il brevetto lo abbiamo sviluppato con la Federico II - racconta Grimaldi, che a giugno sarà eletto presidente dell'International Chamber of Shipping, l'associazione mondiale degli armatori - la sfida ambientale è decisiva. Le navi da noi progettate consumano un sesto di quelle oggi in circolazione. E chiederemo all'Onu di accelerare sulla svolta ecologica, caso forse unico di imprenditori che spingono i regolatori a essere più coraggiosi nella svolta verde».
A illustrare come il digitale possa avere un favorevole impatto ecologico è Profumo: «La digitalizzazione ci consente di realizzare prodotti sui quali è possibile modulare la manutenzione in base agli effettivi utilizzi delle parti e questo riduce l'inquinamento».
Sono però necessari due cambiamenti. Uno di mentalità. Lo sottolinea Iervolino: «Napoli non è più la città dei solisti, c'è voglia di ecosistemi. Però dobbiamo diventare calvinisti e capire, al Sud come in Italia, che fare impresa non è una colpa e se si fallisce non è un disastro. Jeff Bezos ha fallito due volte». Ed è l'ideatore di Amazon. L'altro cambiamento è un rapporto sinergico con le istituzioni europee. Lo sottolinea forte della sua esperienza globale Grimaldi: «Il commercio mondiale ha evidenti strozzature legate alla scarsità di alcuni beni, come i microchip. E non è possibile che in un settore decisivo per la svolta ambientale come le batterie elettriche l'Europa sia di fatto assente». Sulla stessa linea Profumo, con un occhio particolare al settore della Difesa: «Serve una mappa delle competenze tecnologiche per capire come mettere a fattore comune le capacità dei singoli Paesi. L'Europa ha ancora sistemi militari nazionali e questo porta delle diseconomie. Ma dobbiamo fare in modo che l'integrazione non faccia sparire le competenze esistenti».
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