I 125 anni del Mattino e la verità che non ha mai perso la misura

I 125 anni del Mattino e la verità che non ha mai perso la misura
Se sei un quotidiano, non nasci per caso e non sopravvivi per abitudine. Perciò se Il Mattino resta, a 125 anni dalla sua fondazione, il più diffuso e il più...

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Se sei un quotidiano, non nasci per caso e non sopravvivi per abitudine. Perciò se Il Mattino resta, a 125 anni dalla sua fondazione, il più diffuso e il più autorevole giornale del Mezzogiorno, vuol dire che ci sono ragioni speciali a sostenerlo.


La prima è genetica. Si chiama Matilde Serao. A chi fa notare che, senza il marito Edoardo Scarfoglio, la giornalista-scrittrice non ce l’avrebbe fatta a compiere l’impresa, chiedo quante donne tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento hanno fondato sette giornali; scritto cinque dozzine di libri e più di 160 novelle; allevato sei figli, una dei quali frutto della relazione adulterina del marito con un’attrice suicida; sfidato De Pretis con un pamphlet, Il ventre di Napoli, che resta un secolo dopo un manifesto civile; snobbato Mussolini e il Fascismo, anche a costo di pagare l’onta di un Nobel negato; scritto l’ultimo articolo in punto di morte a 71 anni. Il Mattino ha vinto la sua sfida perché è figlio di una madre leggendaria e di un padre di talento, che conoscevano la giusta misura della verità. Edoardo Scarfoglio la spiega nel suo editoriale, che pubblicheremo domani nel primo dei due inserti omaggio dedicati alle pagine storiche. Matilde Serao la racconta ne Il ventre di Napoli. È una verità responsabile la loro, non fa sconti alle vittime. Ma le rispetta. Perché sa che il vero contenuto della libertà, quello che oggi chiameremmo diritto di cronaca, coincide con il limite.

La seconda ragione è culturale. Si chiama Napoli, dove Napoli non è solo una città, ma da sempre l'idea più universale che il Paese conosca. Il Mattino continua a parlare al Mezzogiorno e all'Italia, perché da Napoli è possibile raccontare il mondo con l'occhio critico di una grande cultura, e perché nelle cose di Napoli è possibile rintracciare tutti i segni del mondo. Identità e globalità sono qui due facce di una stessa lente. Ecco perché in un presente segnato da nuove fratture ideologiche e da migrazioni epocali, che vanno ridefinendo in una crisi drammatica il senso della democrazia e il perimetro della cittadinanza, questa testata non perde contatto col corpo di un Paese che cambia.


La terza ragione è editoriale. Il nostro quotidiano è ormai da oltre vent'anni di proprietà di un gruppo che promuove e sostiene lo sviluppo dell'editoria e del giornalismo nel Mezzogiorno, e che sfida il cambiamento innovando tecniche e linguaggi. Sul crocevia della storia, al compimento dei suoi 125 anni da quella notte in cui, chiusa la prima edizione, Scarfoglio e la Serao brindarono alla loro creatura nella storica sede dell'Angiporto Galleria, la memoria di questo patrimonio di talento, passione e buona managerialità appare tutta intera come un'eredità da non disperdere. E chiama la comunità degli amici del Mattino, lettori compresi, a tramandarla.
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Il Mattino