Deloitte, se un naufragio aiuta a scrutare il futuro

I ragazzi del liceo Vittorini nella sede napoletana del network di consulenza aziendale

Deloitte, se un naufragio aiuta a scrutare il futuro
Per la prima volta i ragazzi del liceo scientifico Vittorini di Napoli sperimentano quella che potremmo definire la tappa iniziale di avviamento al lavoro. E lo fanno con...

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Per la prima volta i ragazzi del liceo scientifico Vittorini di Napoli sperimentano quella che potremmo definire la tappa iniziale di avviamento al lavoro. E lo fanno con un'azienda di caratura internazionale come la Deloitte. Che si occupa non solo di revisione contabile e di consulenza ma anche di materia legale, informatica, tecnologica e digital. Nella sede napoletana alla Riviera di Chiaia il responsabile, Mariano Bruno, sottolinea come il percorso di valutazione del candidato preveda diverse fasi e un focus su vari elementi per così dire di carattere personale. Partendo da una precisazione non marginale: Deloitte non punta su professionisti già formati (a questo provvede l'azienda) ma su giovani talentuosi che hanno grande dimestichezza con l'inglese. Di cosa si tiene conto, dunque, nei vari step di assessment? Gli elementi sono diversi, a cominciare dal know-how di base all'interesse per il lavoro, dall'empatia alla leadership, dalla versatilità alla maturità, dalla disponibilità ai rapporti interpersonali all'abilità sociale, dalla negoziazione alla stabilità emotiva e gestione dello stress, dalla comunicazione a lavorare in team. Risultato? I termini utilizzati per il giudizio finale sono categorici. Va da sé che chi ha avuto una valutazione Assente o Debole non può trovare spazio in Deloitte. Seguono quasi Adeguata e Adeguata e più che Adeguata. Le ultime tre vanno da Buona a più che Buona fino a Eccellente. 

E ora con Daniele Montella, dirigente Audit Assurance, si passa dalla teoria alla pratica per verificare quegli elementi di carattere personale che Deloitte ritiene imprescindibili. Ecco un test che non prevede una risposta precisa (perché non esiste una risposta precisa) ma che è un modo per verificare le capacità di analisi e di logica che portano a una determinata risposta. I ragazzi vengono suddivisi in quattro gruppi ognuno dei quali deve nominare un oppure una team leader. Siamo su una nave (qualche secolo addietro) che fa naufragio: nel mettersi in salvo nuotando verso un'isola deserta si può prendere soltanto un oggetto, quale si sceglie fra i trenta elencati e perché? I ragazzi del Vittorini realizzano bene che non è un gioco e in quei venti minuti concessi per arrivare a una decisione si accavallano febbrili discussioni. Rileggono più volte l'elenco con i trenta oggetti proposti, ne scelgono qualcuno che poi viene scartato. L'attenzione si focalizza su tre o quattro che sembrano tutti indispensabili per cercare di sopravvivere su un isolotto sperduto nell'oceano. Ma intanto bisogna sceglierne uno solo. Si valutano i pro e i contro. Tempo scaduto: il leader del primo gruppo, Antonio Iorio, fa sapere che la scelta è caduta sul machete perché può essere un'arma utile in tutti i casi. Per lo stesso motivo un'altra leader, Rebecca Russo, informa che il suo gruppo ha considerato il machete l'oggetto più utile. Hanno optato per il cane gli altri ragazzi. Sia Anna Andrea Piccirillo che Alessandro Sferra dicono che si è arrivati a questa decisione perché un cane da bordo, addestrato, può essere di grande aiuto per la caccia. Non solo: in un momento di sofferto isolamento poter contare sulla compagnia di un cane sicuramente è molto importante. Prova superata per gli studenti del Vittorini? Le loro risposte sembrano convincenti. Deloitte fa rilevare che hanno le capacità per farsi strada. Molto presto dovranno mettersi in viaggio, avanzando sulle proprie gambe. 

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Il Mattino