Addio a zi' Giannino l'ultimo cantore popolare

Addio a zi' Giannino l'ultimo cantore popolare
Il grande (si fa per dire, parliamo sempre di documentari) pubblico lo aveva scoperto grazie a «Enzo Avitabile music life» di Jonathan Demme. Ma per il piccolo mondo...

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Il grande (si fa per dire, parliamo sempre di documentari) pubblico lo aveva scoperto grazie a «Enzo Avitabile music life» di Jonathan Demme. Ma per il piccolo mondo antico del folk, sempre più a rischio di estinzione, zi' Giannino Del Sorbo era davvero un parente, una persona cara, un'istituzione, se esistono istituzioni (dal basso) nel mondo della musica popolare, un maestro se mai può salire in cattedra un cantatore popolare, un archivio vivente.


Con Zi' Giannino, detto o Monaco, da sant'Antonio Abate, 86 anni, se ne va uno degli ultimi cantatori popolari, «l'albero del canto», la fonte a cui si sono abbeverati in tanti: antropologi, etnoantropologi, gli alfieri del primo folk revival degli anni Settanta come quelli del nu folk revival dell'ultimo ventennio.Campionato da Girolamo De Simone, messo su disco da Avitabile (in «Paisa'» davano un benvenuto augurale a tutti gli immigrati), portato in giro per feste e festival popolari da Simone Carotenuto, zi' Giannino spiegava che lui «'a fronna e limone» l'aveva appresa nelle trattorie, da «gente che non era abituata ad andare al cinema, si facevano o bicchierino e vino, o piezzo e stocco e doppo magnato e bevuto si mettevano a cantare a fronna e se c'era qualcuno che non era capace si finiva per fare a botte». Poi raccontava come il canto a distesa, «alla lunga», si differenziasse dalla tammurriata. La sua fronna era ricchissima di fioriture melodiche e di micro-intervalli, non si preoccupava di essere monocorde o, al contrario, di articolarsi su diverse modalità nello stesso tempo. Una tessitura di canto acuta, l'attacco melodico sul quinto grado... Lui, quando si spiegava così, in termini tecnici, che cosa stesse facendo, sorrideva: «Tu lo dici, amico mio, io lo canto, soltanto, come so, come ho imparato tra campagne e osterie», sorrideva. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino