È toccato ad Andrea Bocelli aprile la 48esima edizione del Giffoni Film Festival, partita ufficialmente oggi. Un esordio per il grande tenore, che per la prima volta ha...
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«Devo dire che questo invito un po' mi ha stupito - ha affermato - ma ne sono felice: oggi sono qui a imparare qualcosa da loro. I talenti che abbiamo sono un dono. Essere umili è normale, il non esserlo invece è un grosso incidente dell'intelligenza».
«Molti - ha proseguito - mi dicono che rappresento l'Italia nel mondo, ma io non me la sento di avere questa responsabilità. Io sono solo un cantante di provincia. La musica, insieme alle arti, sono i veri linguaggi universali. Il canto, ma l'arte tutta, permette di trasmettere quel che le parole non riescono a fare. La musica dilata lo spirito».
L'incontro è stata anche l'occasione per parlare di musica, anche addentrandosi in aspetti più tecnici: «Io sono per la voce pura. Nelle mie registrazioni pretendo che non si usino correzioni: se stono, ricanto. Ma io non sono mai contro le cose, piuttosto sono a favore di altre. Se qualcuno riesce a fare dell'autotune uno strumento d'arte ben venga».
E l'opera? «È un po' come il calcio: per amarla bisogna andarla a vedere a teatro, la sua casa, e bisogna avere la fortuna di sentire un buon cast. Una cosa è vedere il Brasile, un'altra seguire una squadra amatoriale. L'importante è andare a teatro, come più vi piace, senza formalismi».
In chiusura, ricevendo il Premio Truffaut, Bocelli ha commentato la definizione che il regista diede al Festival nel 1982: «Penso davvero sia il più necessario: qui a Giffoni si esortano i ragazzi a pensare e il pensiero è la base dell'azione. La tendenza, invece, è quella di non farli pensare. E invece voi dovete farlo, sempre con la vostra testa e siate sempre aperti al pensiero degli altri».
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Il Mattino