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«Venne un momento in cui il mio maestro Carlo Cecchi ripudiò la cultura della sua Firenze. Capì che per fare teatro avrebbe dovuto confrontarsi con una lingua teatrale e andò a lavorare con Eduardo; ma la sua formazione è eclettica, perché risente anche dell'esperienza con il Leaving Theater. Ecco, penso a qualcosa di simile per i miei nuovi allievi». Invitato dal direttore Roberto Andò, Arturo Cirillo, eccellente e noto regista-attore-didatta napoletano, già docente all'Accademia Silvio D'Amico di Roma, è il nuovo responsabile della Scuola del Teatro di Napoli - Teatro nazionale. Nato nel 2015 su progetto di Luca De Filippo, il corso di studi è una delle iniziative che ha permesso allo Stabile di conservare lo status di Teatro nazionale. Le lezioni si terranno nella nuova sede dell'Albergo dei poveri.
Le affinità e le divergenze
Dopo Luca, la direzione è stata di Mariano Rigillo e Renato Carpentieri. Cirillo, 55 anni, stabiese, raccoglie dunque una eredità illustre, ma è la diversa storia personale a distinguerlo dai predecessori: «Sono attore e regista, ma anche docente, prima alla Paolo Grassi di Milano, poi alla Nico Pepe di Udine, quindi a Roma». Altra differenza: «Il mio rapporto con la tradizione è fatto di vicinanza, ma anche di distanza. È importante conoscerla per tradirla». Infine: «Sono nato con la danza e vengo da una formazione teatrale legata alla figura dell'attore e a un tipo di lavoro molto fisico».
I docenti? Alla luce di queste premesse, Cirillo ha già chiamato personaggi «abituati a confrontarsi con gli attori, da Valerio Binasco e Sandro Lombardi e Scimone e Sframeli: «Penso a Silvio Pironi, che insegna allo Stabile di Torino e a Claudio de Maglio, direttore dell'Accademia Nico Pepe di Udine.
Gli stage
Ha citato Sandro Lombardi: «Vorrei affidargli un corso di recitazione in versi». E accennava al lavoro sul movimento: «Ho invitato Livia Patrizi, la figlia di Fabrizia Ramondino, che insegna danza a Berlino; e Marta Bevilacqua. In futuro, vorrei invitare a tenere degli stage anche artisti di caratura internazionale». Infine, «nel lavoro di direzione mi darà una mano Annalisa D'Amato, che ha molto ben operato alla Bellini Factory; perché... sa, al principio la proposta di Andò mi ha lasciato perplesso. Nella prossima stagione mi aspetta un nuovo allestimento, un Don Giovanni in parole e musica, tratto da Molière e da Da Ponte. Insomma, gli impegni non mancano. Ma conto di dare una decisa impostazione al triennio che dirigerò; e di riservarmi almeno un mese per la didattica».
Il bando
Il bando di iscrizione per il 2024-2027 scadrà il 10 maggio: «A luglio farò le audizioni, per attori, ma anche per registi. E sarà la prima volta. La novità è importante, perché il rapporto tra interpreti e registi diventa proficuo per entrambi. Ai giovani - non più di 16, 17 - chiederò di portare anche una canzone o un brano recitato su musica; un altro soltanto fisico-gestuale; e uno in napoletano (da Eduardo)». Quindi, le collaborazioni: «Innanzitutto, con la Silvio D'Amico. A settembre, per esempio, i suoi allievi attori-registi mostreranno a Napoli gli allestimenti di due opere di Ruccello, con la mia supervisione. Altrettanto contiamo di fare noi, in trasferta a Roma». Ma che fine farà questa nuova messe di giovani artisti? «Conosco la situazione, spesso drammatica, della scena italiana. I registi dovrebbero partecipare, prima come uditori poi come aiuti, ad alcuni allestimenti del Teatro nazionale. E già oggi i migliori allievi ed ex allievi trovano un po' di spazio sui nostri palcoscenici. Non è facile, ma faremo il possibile». Leggi l'articolo completo suIl Mattino