Bob Dylan per sempre: dietro le quinte del genio con il 16esimo volume delle Bootleg series

Bob Dylan per sempre: dietro le quinte del genio con il 16esimo volume delle Bootleg series
Più lui soffia nel microfono che nessuno canta il blues meglio di Blind Willie McTell, più noi ci convinciamo che nessuno sappia raccontare il nostro tempo meglio di...

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Più lui soffia nel microfono che nessuno canta il blues meglio di Blind Willie McTell, più noi ci convinciamo che nessuno sappia raccontare il nostro tempo meglio di lui, Robert Allen Zimmerman, 80 anni, per tutti Bob Dylan.

Accusato di molestie in zona Cesarini - i fatti risalirebbero al 1965 - da Joan Carra, allora dodicenne ed oggi medium di professione, rappresentata da un avvocato trumpiano specializzato in cause-boomerang, sua Bobbità ha lasciato che i suoi avvocati ricordassero - prove alla mano - che nel lasso di tempo incriminato lui era in tour e sarebbe stato al massimo un giorno o due nel luogo dove si sarebbe consumato il fattaccio, il famigerato Chelsea hotel di New York, dove «nel lasso di quattro settimane» la donna sostiene di essere stata imbottita di droghe ed alcool, minacciata e violentata. 

Processato su pubblica piazza da diversi mass media, l'uomo che ha messo l'arte nel jukebox, peraltro misogino in molti testi, aveva altro da fare: continuare a sparire, restando più che presente, rileggendo il proprio passato con il sedicesimo volume (nelle diverse edizioni si va da 5 a due cd/lp) delle «Bootleg series», dedicato al periodo 1980-1985. Ovvero a tre album: «Shot of love» (81), «Infidels» (83) e «Empire burlesque» (85). Il primo chiude il suo periodo cristiano e brilla per metà, pur contenendo perle come «Lenny Bruce» e «Every grain of sand». Il secondo, illuminato da Mark Knopfler, torna a suoni e temi laici, ma sempre con rimandi biblici, con la complicità di Mick Taylor (Rolling Stones) alla chitarra, Sly & Robbie alla sezione ritmica, Alan Clark alle tastiere: «Jokerman» e «Sweetheart like you» sono gioiellini, ma restano fuori dal disco capolavori come «Blindie McTell» (apparsa solo nel 1991, nel volume 1-3 delle «Bootleg series», in versione acustica) e «Foot of pride». Il terzo è quello che risente di più del suono pompato degli anni 80, quando iniziava il regno di Mtv.

Dei 57 brani presi in considerazione dall'edizione più espansa, 54 sono presenti in versioni inedite. C'è un primo disco di provini, dove svettano riletture di «Senor (tales of yankee power)» e dell'antica «To Ramona», ma anche cover, roba che sembra scelta per affiatare la band, trovare il tiro-suono giusto, divertendosi: «Jesus met the woman at the well», «Mary of the wild moor», l'Elvis supremo di «Mystery train» con Ringo Starr e Jim Keltner alla batteria, «We just disagree» di Dave Mason, «This night won't last forever» di Michael Johnson, «A couple more years» dei Dr. Hook. 

Poi si entra nel regno delle outtake e delle alternartive take, registrazioni scartate o in versione diverse di brani nati per i summenzionati tre album. Perché, ancora una volta, quel che sorprende è che «Blind Willie McTell» sia stata all'epoca scartata: è una delle meraviglie assolute del canzoniere dylaniano e dylaniato, qui presente in versione elettrica. La melodia è (quasi) quella di «St. James infirmary», classico inciso da Louis Armstrong, a cui potrebbero riferirsi i versi che parlano di un «St. James hotel», a sua volta cannibalizzato da McTell in «Dyin' crapshooters blues». La slide di Taylor accompagna versi di portata epica: «Ho visto la freccia sullo stipite dire che questa terra è condannata da New Orleans a Gerusalemme... Guarda le grandi piantagioni bruciare, senti lo schioccare delle fruste, senti l'odore di quella magnolia in fiore, guarda gli spettri delle navi di schiavi. Riesco a sentire il lamento delle tribù, riesco a sentire la campana del becchino». Il tono è quello ritrovato da poco in «Rough and rowdy way», degno del Nobel, del Pulitzer, dei Grammy, dell'Oscar (è un film che non ha bisogno di immagini)... Del miglior Dylan, insomma. L'incubo, altro che sogno, americano dello schiavismo è davanti ai nostri occhi, nelle nostre orecchie: «Dio è nel suo paradiso e noi siamo ciò che era suo ma il potere, l'avidità e corruzione sembrano essere tutto ciò che rimane».

«Foot of pride» è un provino acustico («Too late») che si sviluppa alla grande, passo dopo passo. «Straight A's in love» sembra la riscrittura di un omonimo pezzo di Johnny Cash. «New Danville girl» è un'epica cavalcata, scritta con Sam Shepard citando Guthrie, e destinata a diventare «Brownsville girl» su «Knocked out loaded». «Lenny Bruce» è più eufonica e meno disturbante dell'«originale». Lo scibile sonoro è esplorato in lungo e in largo, dal soul ai Caraibi, dal gospel al rock, dal country al r'n'b. Insomma, un tuffo dietro le quinte di un genio, anzi del Genio.

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Il Mattino