Bob Dylan Nobel per la Letteratura all'uomo che mise l'arte nel juke box di Federico Vacalebre

Bob Dylan Nobel per la Letteratura all'uomo che mise l'arte nel juke box di Federico Vacalebre
La coincidenza è diabolica, a volte illuminante. Se Dario Fo aveva dato corpo al Nobel, aveva aggiunto carne alla letteratura, Bob Dylan gli dà voce, la sua, quella...

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La coincidenza è diabolica, a volte illuminante. Se Dario Fo aveva dato corpo al Nobel, aveva aggiunto carne alla letteratura, Bob Dylan gli dà voce, la sua, quella del Novecento americano e planetario, quella dei tempi che dovevano cambiare e non sono cambiati, anzi si, ma non come voleva lui, come sognavamo noi. Dal giullare al menestrello, dunque, all'uomo di cui aveva paura la Cia e l'establishment e che ora canta il repertorio del caro vecchio Frank Sinatra.


Dylan, da anni candidato al premio, ha già portato a casa l'Oscar, e continua a girare il mondo con il suo "Neverending tour", biascicando canzoni che conosciamo a memoria, eppure fatichiamo a riconoscere sin dall'inizio, nella sua mania di cambiarle, di cambiare lui ancor prima della sua musica. Uno, nessuno e centomila, a spiegare perché il suo canzoniere sia davvero uno dei libri più importanti del passato secolo, capace di farsi amare anche oggi, e domani, e poi chissà, viene in soccorso Allen Ginsberg che, solomonico, annotò: "Bob ha messo l'arte nel jukebox". Se ne sono accorti anche a Stoccolma, anche se il juke-box è ormai roba da collezionisti, anche se non c'è bisogno di definire "espressione poetica" "Chimes of freedom" e "All along the watchtower": dentro c'è poesia certo, ma anche molto di più, e molto di meno. C'è una voce che soffia nel vento, come le domande che non hanno mai avuto risposte. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino