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È il giorno di Mario Martone, il più importante per il cinema italiano a Cannes. Con «Nostalgia» il regista torna in gara al Festival ventisette anni dopo «L'amore molesto», nel pieno della sua maturità artistica e al culmine di una stagione di grandi successi, dall'epopea scarpettiana di «Qui rido io» al teatro d'opera riletto con i linguaggi più moderni dell'audiovisivo. Il film che lo riporta sulla Croisette, tratto dal romanzo di Ermanno Rea e interpretato da Pierfrancesco Favino e Francesco Di Leva, è tutto ambientato alla Sanità, il quartiere nel ventre di Napoli dove il bene e il male convivono per storia antica. Da qui, il protagonista da ragazzo fu costretto a scappare per un fatto di sangue, abbandonando tutto. E qui, ormai adulto, ritorna, per scoprire che certi legami con il passato non si recidono mai. Stasera il red carpet e la proiezione ufficiale, poi un brindisi benaugurale con regista, cast e produttori (Luciano Stella e Carolina Terzi per Mad, in associazione con Picomedia e Medusa). Da Napoli in arrivo anche padre Antonio Loffredo, il parroco che ha ispirato a Rea il personaggio di don Luigi Rega, e un gruppo di ragazzi della Sanità impegnati nel sociale.
All'aeroporto di Nizza sono sbarcati i Maneskin e il red carpet di domani si annuncia a ritmo di rock. Damiano, Victoria, Ethan e Thomas, i quattro ragazzi che da Sanremo hanno conquistato il mondo, cantano «If I Can Dream» nella colonna sonora dell'attesissimo film «Elvis» di Baz Luhrmann, sul rapporto tra Presley e il suo manager, il colonnello Parker (lo interpreta Tom Hanks). I Maneskin arrivano da Memphis, la città del leggendario rocker, e sono al debutto assoluto nel cinema. Dopo la proiezione, saranno i superospiti del party esclusivo per festeggiare il film, non dovrebbe mancare una loro esibizione live.
Da David Cronenberg, il guru ottantenne del cinema canadese, maestro del «body horror», ci si aspettava il film-choc del Festival e lo stesso regista, in un rigurgito di narcisismo, aveva messo in guardia il pubblico: «Credo che nei primi cinque minuti molti lasceranno la sala». Non è accaduto, ma di «Crimes of the Future» si è parlato parecchio.
Nel 1970 Cronenberg aveva girato un primo «Crimes of the Future», la storia per certi versi profetica di un medico che si lascia scappare un virus scatenando una pandemia capace di uccidere le donne, lasciandosi alle spalle un mondo di soli uomini. Oggi è attratto dalla smaterializzazione dei corpi e in rete ha messo in vendita la sua nuova performance: le foto dei suoi calcoli renali. E l'ha intitolata «Bellezza interiore».
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