Minervini: «Racconto l’altra America, un paese in cortocircuito»

Minervini: «Racconto l’altra America, un paese in cortocircuito»
CANNES - L’America profonda che non ti aspetti, con la disoccupazione al sessanta per cento, tossici all’ultimo stadio, veterani di tutte le guerre e organizzazioni...

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CANNES - L’America profonda che non ti aspetti, con la disoccupazione al sessanta per cento, tossici all’ultimo stadio, veterani di tutte le guerre e organizzazioni paramilitari antigovernative nel bel documentario di Roberto Minervini, «Louisiana», il quarto italiano a Cannes, in concorso nella sezione collaterale del Certain Regard. Il caso annunciato di «Love», il porno mascherato da cinema d’autore di Gaspar Noè che ha provocato ingorghi e code inverosimili alle proiezioni, ma nessuno scandalo pur mostrando generosamente sesso in tutte le posizioni e pure in 3D.




Il festival si avvia alla conclusione con un cocktail collaudato di contrasti e di generi, il solito mix di alto e basso capace di incuriosire ogni tipo di pubblico. Domenica si chiude, si accendono gli ultimi fuochi del cartellone: Huppert e Depardieu nella Valle della Morte, i malati terminali di Michel Franco e Tim Roth, il cartone animato del «Piccolo principe» con le voci di Marion Cotillard e Jeff Bridges (in Italia ci sono Toni Servillo, Paola Cortellesi e Alessandro Siani).



Nel programma, in complesso non eccitante, gli italiani sono stati tra i migliori e infatti vanno a loro, soprattutto a Moretti e Sorrentino, i giudizi più favorevoli. Li seguono a ruota «Carol» di Todd Haynes, «Saul Fia» di Nemes e «La loi du marché» di Brizé, quest’ultimo particolarmente piaciuto, pare, al giurato Benicio Del Toro, mentre la giurata Sophie Marceau avrebbe pianto tutte le sue lacrime alla proiezione di «Mia madre».



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