Cannes, la Palma è donna con Triet: l'Italia dei tre film resta a bocca asciutta

Vince il thriller giudiziario francese

Justine Triet
Cannes Ancora la Francia, due anni dopo la vittoria di Julia Ducournau, ancora una regista: Justine Triet si aggiudica la Palma d'oro con «Anatomie d'un...

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Cannes

Ancora la Francia, due anni dopo la vittoria di Julia Ducournau, ancora una regista: Justine Triet si aggiudica la Palma d'oro con «Anatomie d'un chute», tesissimo legale thriller familiare di quasi tre ore interpretato dalla magnetica Sandra Huller, protagonista anche del secondo premio più importante della serata, il Grand Prix Du Jury andato a «The zone of interest» di Jonathan Glazer, raggelante racconto della vita ad Auschwitz visto dalla parte del comandante del lager. Delusione per l'Italia, rimasta a mani vuote. Nonostante la bella accoglienza riservata a «Rapito» di Marco Bellocchio, «Il sol dell'avvenire» di Nanni Moretti e «La chimera» di Alice Rohrwacher, molto applauditi nelle proiezioni ufficiali, il nostro cinema non è riuscito purtroppo a trovare posto nel verdetto della giuria guidata da Ruben Ostlund. In compenso si è preso le sue soddisfazioni al mercato ed è stato uno dei protagonisti di questa edizione.

Resta fuori anche un maestro come Ken Loach, autore del commovente «The Old Oak», e non ci sono gli americani, ma tant'è: il cartellone questa volta era davvero ricco e i premi da assegnare solo sette.

Jane Fonda, elegantissima in nero, ha consegnato la Palma d'oro: «I tempi stanno cambiando» ha detto, ricordando le sette donne registe in gara, un record per il festival. Un'ovazione ha accolto sul palco Quentin Tarantino e Roger Corman, venerato maestro del cinema di genere, presentatori d'eccezione del Grand Prix a Glazer. «Il mio cinema non conosce mediazioni e il festival di Cannes altrettanto» ha detto Corman, 97 anni, e un'energia invidiabile, accolto da una standing ovation. Tutti i premi, in ogni caso, sono stato festeggiati con calore.

Il miglior attore è il giapponese Koji Yakusho, sensibile pulitore di bagni pubblici nel film di Wenders «Perfect Day». La migliore attrice è, a sorpresa, la turca Merve Dizdar di «About Dry Grasses» di Nuri Bilge Ceylan. La sua dedica va, ed era prevedibile, «a tutte le donne che lottano per esistere e mantenere viva la speranza». Justine Triet, invece, infiamma la platea parlando di politica e prendendosela con «il governo neoliberista» di Macron che ha bloccato la protesta per la riforma delle pensioni «in un modo scioccante». «Intendere la cultura come merce non è nella tradizione francese, senza l'eccezione culturale non avrei potuto fare il mio film è questa sera non sarei qui».

A Tran Anh Hung va il riconoscimento per la migliore regia di «La passion de Dodin Bouffant», storia di un celebre cuoco del diciannovesimo secolo, Benoit Magimel, e della sua delicata stori d'amore con la souschef Julitete Binoche. All'incantevole «Fallen leaves» di Aki Kaurismaki solo il Prix du Judy ed è un peccato (il regista, assente, ha mandato un buffo messaggio di ringraziamento). La palma per la sceneggiatura è, meritatamente, di «Monster» con la regia di Kore-Eda. Impeccabile la conduzione della madrina Chiara Mastroianni.

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Il Mattino