«Carosello Carosone»: il primato musicale che esalta il biopic made in Raiuno

«Carosello Carosone»: il primato musicale che esalta il biopic made in Raiuno
Una volta soddisfatta l'esigenza delle somiglianze, «Carosello Carosone», visto ieri sera su Raiuno, fa sì che il sound del maestro prenda decisamente la...

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Una volta soddisfatta l'esigenza delle somiglianze, «Carosello Carosone», visto ieri sera su Raiuno, fa sì che il sound del maestro prenda decisamente la ribalta e lo spettatore lo acquisisca come leitmotiv della Napoli eversiva, spudorata, irridente, gaudente, estrosa nei comportamenti e generosa nei sentimenti, la stessa preferita dal principe De Curtis.

Al termine del film, insomma, non capiterà di sbrodolarsi nella solita auto esaltazione dei perdenti, bensì di godersi un giacimento di risorse artistiche e il primato di un genere culturalmente e tecnicamente attrezzato ma mentalmente libero da canoni scolastici e classisti. Non c'era niente di scontato perché il racconto della vita e le opere del cantante e performer famoso in tutto il mondo, trasposto da un testo esaustivo come Carosonissimo di Federico Vacalebre, ha dovuto schivare l'effetto artificioso che tocca al cinema quando vuole codificare la posa dello scrittore che scrive o il pittore che dipinge: ed è qui che si nota il nuovo centro colto da quello che chiameremo il metodo Groenlandia (dal nome della società di produzione fondata nel 2014 da Matteo Rovere e Sydney Sibilia): soggetti avvincenti e aggiornati, taglio giovanile però non compiaciuto o compiacente, regie e recitazioni accurate ma non sottomesse ai prontuari autoriali, flessibilità nell'associarsi a produzioni dalle vocazioni differenti.


Questo biopic scorrevole e piacevole e solo nelle fasi iniziali un po' frenato e circospetto, per esempio, spicca nella serie che Rai Fiction ha dedicato a personaggi molto amati dell'entertainment nazionale non solo per la mirata leggerezza messa in campo del regista Lucio Pellegrini, ma anche perché il vicedirettore Fabrizio Zappi (ecco il fiuto di Rovere & company) è da lunga data anch'esso un carosoniano convinto. Inoltre la colonna sonora basata sugli arrangiamenti dell'ottimo Stefano Bollani, rispettosi del mix di musica ballabile di radici blues e sketch appartenenti all'imprinting «alto» del cabarettismo partenopeo, permette a Eduardo Scarpetta di calarsi con ammirevole disinvoltura nell'essenza umana e non solo fisiognomica del protagonista e a Vincenzo Nemolato di reincarnarsi in un Gegé Di Giacomo più autentico dell'autentico.


Certo, neppure un riuscito omaggio come questo può riuscire a evitare i momenti più tradizionali dei raccordi narrativi: ma su questo piano neppure capidopera kolossal come «Gandhi», «Amadeus» o «L'ultimo imperatore» possono dire d'esserne riusciti indenni. Basta però sovrapporre ai battibecchi della band con il paroliere Nisa le note di «Tu vuò fa' l'americano» «Torero» o «Caravan Petrol» per percepire all'istante la scintilla del genio creativo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino