Paestum, Checco Zalone in scena: due ore di “Amore + Iva” e risate scorrette

Lo show questa sera Planet Arena di Paestum

Checco Zalone
Checco è Checco, prendere o lasciare. E questa sera il pubblico del Planet Arena di Paestum, dov'è atteso (ore 21) per un'altra data del suo “Amore...

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Checco è Checco, prendere o lasciare. E questa sera il pubblico del Planet Arena di Paestum, dov'è atteso (ore 21) per un'altra data del suo “Amore +Iva”, sicuramente non vorrà più lasciarlo andare. Una zalonedipendenza di cui si accorgono (anche) i sold out del tour evento con cui sta attraversando l'Italia in oltre 70 fermate (doppietta anche a Napoli e poi Avellino e Benevento). D'altronde oggi sei vuoi essere un comico “poco ricco” devi dimostrare che si può ridere di tutto, incarnando lo spirito dell'italiano medio, ma sempre con quell'abilità e ironia che l'hanno reso il re dei comici, colui che ha battuto ogni record della storia del cinema italiano.

Divide (le opinioni) e impera: ecco, riassunto, il Checco Zalone pensiero, che anche in questo spettacolo (scritto con Sergio Maria Rubino e Antonio Iammarino) non fa sconti a nessuno. Come suggerisce il titolo - ispirato da un verso dei Beatles ‘The love you take, is equal the love you make’ (The end), che Zalone interpreta come «l’amore che prendi è uguale a quello che dai: praticamente si tratta dell’Iva» - ogni capitolo che il fenomeno pugliese (Luca Medici) porta in scena (attraverso i suoi personaggi e un palco che è una specie di aula) ha a che fare con l’amore, declinato su diritti civili, integrazione e solidarietà.

Si ride (e riflette) sin dall'inizio, con l’imitazione del presidente russo Vladimir Putin, che si dice innamorato dell'Italia e dei Ricchi e Poveri, ma non per questo rinuncia a usare la bomba atomica contro il nostro Paese. Sempre sua la caricatura che chiude lo show, con uno sketch che omaggia “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin. Nel mezzo, per quasi due ore di spettacolo (accompagnato da una band affiatata) altre imitazioni, monologhi e canzoni tra cui spuntano nuovi personaggi, alias il direttore d’orchestra Riccardo Muti che a “maestro” preferisce l’appellativo “genio” o Vasco Rossi “ex vita spericolata” e ormai dedito più a leggere i bugiardini dei medicinali e a studiare le analisi del sangue. Oltre al duetto improbabile tra Mina e Celentano in là con gli anni e un siparietto sull’“orfano di Predappio” di nome Benito che “corre il rischio” di essere adottato da una famiglia arcobaleno.

Poi i classici: “Uomini sessuali”, “Immigrato”,”La Vacinada”, fino alla commovente “Vincenzina” di Iannacci, trasformata in “Vincenzina davanti allo smartphone”, e “Angela”. Il punto forte è la consueta reazione della folla a quel suo brano melodico, che viene dal primo film (‘Cado dalle nubi’). “Faccio la pipì, faccio la pupù, ma con la mia mente sto costantemente ad Angela”, da cantare tassativamente a squarciagola. Insomma, impossibile non ridere.

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Il Mattino