Sabrina Paravicini: «Su Youtube “Be Kind”, il film che ho fatto con mio figlio Nino, un viaggio nella diversità»

«Essere gentili non vuol dire essere fragili. Anzi, bisogna esssere molto forti per essere gentili. E molto forti per essere malati». Così dice Sabrina...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Essere gentili non vuol dire essere fragili. Anzi, bisogna esssere molto forti per essere gentili. E molto forti per essere malati». Così dice Sabrina Paravicini, 49 anni, attrice e regista che con suo figlio Nino Monteleone, ora 14enne, ha diretto e autoprodotto un bellissimo film: “Be Kind - Un viaggio gentile all’interno della diversità” che dal 21 maggio - Giornata mondiale della diversità - al 30 giugno sarà disponibile in una versione gratuita open source di 30 minuti su Youtube per le scuole, le famiglie e per chiunque voglia fare una riflessione su questo tema. Il film, realizzato con il supporto di Gucci, ha avuto già tutta una serie di premi e riconoscimenti. «Racconta la nostra storia - spiega Sabrina nell’intervista che ha rilasciato al Messaggero - quella di Nino, che ha avuto a 2 anni una diagnosi di autismo poi evolutasi verso una sindrome di Asperger, e la mia, che ho scoperto un anno e mezzo fa di avere un cancro al seno, mi sono operata e ho fatto la chemioterapia. E proprio su questa esperienza sarà il mio prossimo documentario, si intitolerà “B33”, come il numero che mi hanno dato al primo trattamento, ma soprattutto sarà sulla curà e sulla ricerca dell’identità».


 

«“Be kind” - continua Sabrina Paravicini - è anche la storia delle persone che abbiamo incontrato durante le terapie, tutte persone che hanno fatto della diversità il loro punto di forza. Nino le ha incontrate per sette mesi, è lui il vero autore. Per la sua prima intervista, a un ragazzo non vedente che fa judo, gli avevo preparato le domande, ma quando siamo usciti da lì mi ha detto: non servono, voglio fare da solo. E si è messo in ascolto di chi aveva davanti». La battaglia di Sabrina e Nino, lei che ha salvato lui, lui che ha salvato lei, la quarantena che ha permesso a lui di riparare la bicicletta e appena “liberato” di cominciare ad andarci, e a lei di fare giardinaggio, riempendo per la prima volta il suo balcone di piante e fiori, dovrebbe avere lo stesso titolo della tesina che Nino sta preparando per la fine della terza media: “Vita”. ienza sarà il mio prossimo documentario, si intitolerà “B33”, come il numero che mi hanno dato al primo trattamento, ma soprattutto sarà sulla cura e sulla ricerca dell’identità».

  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino