Ai peggiori studenti i peggiori professori: è su questo spunto provocatorio, ripreso dal film francese inedito in Italia «Le profs», che si regge...
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«Arrivano i prof» racconta la surreale vicenda del liceo Alessandro Manzoni, il peggiore d'Italia con un record dell'88 per cento di bocciati. Un provveditore ligio all'impianto della legge sulla Buona Scuola vi invia un manipolo di sette professori, più che improbabili, pescandoli dal fondo delle graduatorie nazionali grazie al famigerato algoritmo ministeriale, per provare in modo sconclusionato a far salire almeno al 50 per cento il numero dei promossi. La miscela tra i magnifici sette e i loro studenti fannulloni e demotivati diventa ben presto esplosiva, anche se forse non tutto è perduto come potrebbe sembrare. Questo film, racconta Ivan Silvestrini, «è un omaggio ironico ma sentito ai miei professori, eroi quotidiani che mi hanno insegnato la curiosità verso il mondo e che cosa significa la dedizione nel lavoro. Mia mamma è un'insegnante e attraverso di lei conosco le difficoltà di chi fa questo mestiere con passione. Purtroppo, le logiche turbo-capitalistiche che in Italia, ma direi in tutto l'Occidente, vengono applicate oggi alla scuola pubblica ne stanno snaturando l'identità. Tutto è iniziato con l'autonomia scolastica che ha prodotto la legge sulla cosiddetta Buona Scuola che sta danneggiando fortemente l'istruzione pubblica».
Nel film, il peggior studente d'Italia Luca Pagliarulo (interpretato da Rocco Hunt, all'anagrafe Rocco Pagliarulo), l'amica secchiona Camilla (Irene Vetere) e i loro compagni di classe devono confrontarsi con gli assurdi docenti inviati dal provveditore Montini (il cattivo del film, interpretato da Francesco Procopio): il geniale matematico fannullone e disilluso Locuratolo (Bisio), l'inetto e nemmeno abilitato docente di storia Cioncoloni (Guanciale), l'esplosivo (in tutti i sensi) pazzoide chimico Fanfulla (Nichetti), la violenta maniaca dell'inglese Melis (Maria Di Biase), la super-sexy prof d'italiano Venturi (Santana), il pompatissimo trainer d'educazione fisica Davide Golia (Alessio Sakara), il filosofo anti-comunicativo Maurizi (Pietro Ragusa). «All'inizio del film, sono tutte maschere bidimensionali di derivazione fumettistica spiega Claudio Bisio ma poi sanno evolversi in personaggi a tutto tondo, capaci di far prevalere la loro passione autentica per l'insegnamento, ben oltre gli enormi limiti che ognuno di loro mette ampiamente in mostra e che producono tante gag esilaranti».
Per il rapper salernitano, «nella scuola vera dovrebbe esserci più comunicazione tra studenti e professori. Io, per esempio, sono stato davvero un pessimo studente alle superiori, forse anche perché prosegue io non capivo i miei docenti e loro non capivano me. Mi sentivo emarginato e, così, ho scelto di raccontare col rap proprio quella mia emarginazione e quel mio disagio. Per funzionare meglio, la scuola dovrebbe davvero preparare i giovani al mondo del lavoro e ad affrontare il futuro, non come oggi dove le speranze sono poche e prevale spesso lo sconforto». Lino Guanciale, invece, si sofferma su un altro elemento, purtroppo di stretta attualità: Gli atti di bullismo sempre più frequenti verso i docenti sono la punta dell'iceberg e devono farci riflettere su come si sia rovesciata la piramide del rispetto tra famiglie e insegnanti. Qualcosa s'è rotto, ma purtroppo è la conseguenza di una delegittimazione continua della classe docente, sempre più malpagata e offesa. Invece, per fortuna, sono tanti coloro che mettono autentica passione nell'insegnamento. E, in modo scherzoso e paradossale, i pessimi prof del nostro film conclude vogliono ribadire, oltre i loro divertenti difetti, l'importanza della passione nel mestiere di educatori.
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Il Mattino