OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«A sky full of stars», la magica notte dei Coldpay allo stadio Diego Armando Maradona. Quarantasettemila spettatori, un vero cielo di led illumina lo stadio, pronto a tingersi di azzurro, il colore della terra di Napoli.
«Grazie guagliune», chiede scusa Chris Martin per il suo napoletano «Ve vulimmo bene, noi abbiamo sognato da tanto tempo di cantare a Napoli e ci siamo allenati per 25 anni. Graziee dal profondo del mio cuore». Si sente il boato delle persone che acclamano la band, ringraziandola per aver provato con questo gesto a sentirsi parte di qualcosa di iù che stare su un palco a cantare: essere napoletani, sentirsi napoletani.
Poi Chris continua: «È un onore suonare nello stadio delle leggende e nella casa dei campioni». Il Maradona così non si era mai visto: azzurro, giallo, rosso, un panorama inedito dalle tinte variopinte che dà quasi l'impressione che la musica sia secondaria rispetto alle proiezioni spaziali, ai palloni colorati, alle esplosioni di coriandoli e ai fuochi di artificio.
Da «Yellow» alla famosissima «Fix you», passando per «Midnight» a «Humankind», un repertorio che strappa applausi e sorrisi. Poi all'imprrovviso parte «Napule è» di Pino Daniele.
Questo è il senso della musica. Forse i Coldplay non salveranno il mondo, ma hanno saputo divertire e abbracciare una cultura molto distante dalla loro, con quella capacità di trasformazione che solo l'eccezionallità di una grande band può raggiungere.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino