Quando è partito per New York aveva 24 anni e un grande sogno nel cassetto: incidere un disco con la sua musica. Sono passati solo due anni da allora e oggi Robin...
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Anima pop, ritmi RnB, sonorità elettroniche e influenze jazz. Sono queste le caratteristiche del primo prodotto discografico di Robin, lanciato dal singolo «Paradox». Il disco, completamente autoprodotto, è espressione di una sinergia tra l’Italia e gli Stati Uniti che prende forma grazie alla collaborazione con artisti sia italiani sia d’oltreoceano. «Studiando a NY - racconta Robin - ho avuto l'occasione di conoscere nuovi artisti. Da un lato ho sviluppato nuove influenze, dall'altro ho messo più forza nelle mie origini: Napoli, la nostra musica e tutto il nostro patrimonio culturale». Non è stato facile per Robin andare dall'altra parte dell'oceano, ma la sua passione per la musica lo ha spinto ad osare. «La mia forza è stata la perseveranza e l'impegno nello studio», dice. E alla fine ha messo la bandiera sul suo primo traguardo. Ha conseguito un Master of Music in Jazz Performing al Queens College, dove oggi continua a evolversi e a sperimentare nuove collaborazioni.
Ultimo dei quattro brani di First Day è un arrangiamento molto poco ortodosso di «Blame It On The Boogie» composizione di Mick Jackson resa famosa dalla versione dei Jackson 5. Non dimentica mai le sue radici e contribuisce a portare nel mondo la canzone classica napoletana e tra le altre cose è il cantante di punta di Italytime centro culturale italiano a New York. La sua è stata una carriera lampo e oggi lavora come College Assistant alla Aaron Copland School of Music della City University di NY. Ma soprattutto scrive, sogna, compone e sperimenta pensando alla sua Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino