Tre Oscar al migliore attore protagonista e una carriera quarantennale ricca di film memorabili possono bastare a Daniel Day-Lewis. L’artista britannico, considerato uno...
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Sessant’anni e un titolo di Sir conquistato nel 2014 “per i servizi resi all’arte drammatica”, Day-Lewis aveva debuttato come attore negli anni Settanta dopo gli studi teatrali al prestigioso Bristol Old Vic di Londra. L’esordio al cinema, se si esclude una piccolissima partecipazione non accreditata nella pellicola del 1971 Domenica, maledetta domenica, era arrivato poi nel decennio successivo grazie a Richard Attenborough, regista del film Gandhi, datato 1982.
Al 1989 risale invece Il mio piede sinistro, pellicola con cui l’intenso Daniel conquistò il primo dei suoi tre Oscar, portati a casa anche per effetto delle maestose performance offerte ne Il petroliere, 2008, e in Lincoln, 2013, anno della sua ultima apparizione sul grande schermo prima di Phantom Thread, il nuovo film di Paul Thomas Anderson in uscita a dicembre che, a questo punto, dovrebbe coincidere con il suo estremo saluto al cinema.
Riservato e rigorosissimo nella selezione dei ruoli da interpretare - dal 1971 ad oggi ha preso parte a soli venti lungometraggi - precedentemente a questo definitivo (?) addio al mestiere d’attore, tra il 1997 e il 2001, Day-Lewis si era preso una lunga pausa dai set e dai teatri durante la quale, per un po’ di tempo, aveva svolto a Firenze l’attività di calzolaio. A riportarlo davanti alla macchina da presa, allora, ci dovette pensare Martin Scorsese, che lo volle per il suo Gangs of New York: chi sarà a farlo - ammesso che qualcuno, come si spera, ci riesca - questa volta? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino