È stato davvero un tumore, lo scorso gennaio, a togliere la vita a David Bowie? È l’interrogativo che da qualche ora sta impazzando tra i tanti fan del Duca...
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“È morto di domenica, il 10 gennaio. Nessuno, tranne chi gli era più vicino, sapeva che era malato. Così aveva voluto. Morire come era vissuto. Secondo le sue regole”, scrive sul quotidiano britannico la reporter, che, poi, a conferma della sua teoria, riporta le parole del dj Andy Peeble, interlocutore del leggendario artista londinese in alcune interviste. “Due singoli pubblicati praticamente insieme, il più grande album della sua carriera lanciato per il suo 69esimo compleanno, e poi, due giorni dopo, la morte. Io non so voi, ma io non riesco a vedere tutto questo come una coincidenza. In un certo numero di telefonate mi è stato suggerito che la sua morte è stata il risultato di un suicidio assistito. Chi potrebbe averlo aiutato, ed esattamente come sia stato fatto, non lo sapremo mai. Nessuno coinvolgerà in questa storia parenti o amici. Ma sapendo come abbia sempre organizzato e deciso tutto nella sua carriera e nella sua vita, è davvero così strano che abbia deciso anche come morire?”.
Una domanda retorica a cui sicuramente risponderebbe con un secco no anche il produttore Simon Napier-Bell, che, come ricordato dalla Jones nel suo articolo, subito dopo la notizia della scomparsa di Bowie, aveva sposato con convinzione la tesi del suicidio assistito. “Il suo è stato un atto deliberato. Come era tutto ciò che faceva. Sapeva che stava morendo. Lo sapeva da circa 18 mesi. Ed è così che voleva essere ricordato: ottimista e felice. Ha deciso di avere il controllo sulla sua immagine fino all’ultimo”.
In attesa di novità sul “giallo”, su cui al momento i familiari dell’interprete di Changes tengono le bocche ben cucite, intanto a Berlino continuano le indagini della polizia sul furto della targa di porcellana posta sulla facciata della casa in cui Bowie alloggiò sul finire degli anni Settanta. Scoperto ad agosto per onorare la memoria dell’artista, il tributo fa riferimento ai tre mitici album composti e registrati nella capitale tedesca dal Duca Bianco: Low, Heroes e Lodger. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino