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Uno, nessuno e centomila, il camaleonte del rock è già stufo del suo personaggio più celebre e studia come assassinarlo. Il 1973 per David Robert Jones, Bowie per il mondo, è un anno fatidico. Produce - e porta al successo - «Transformer» di Lou Reed, suo mito, ma anche «Raw Power» degli Stooges di Iggy Pop, altro suo modello: gli hanno mostrato la strada, lui ha avuto più fortuna di loro, ma non è un ingrato, anzi. Ma sulla strada che lo porta verso il futuro c'è di mezzo Polveredistelle: se ne deve liberare. L'omicidio di Ziggy Stardust avviene per tappe, per avvelenamento lento. Prima arriva «Aladdin Sane» (uscito tra il 19 e il 20 aprile di quel fatidico anno), con la sua nuova maschera: Aladino è un ragazzo sano («sane»), ma anche, in un gioco di parole, «a lad insane», «un giovane folle». La copertina è storica, oltre che, si dice, tra le più costose della storia del rock: Bowie/Ziggy ha la chioma fiammante, gli occhi chiusi, il volto catatonico attraversato da una saetta rossoblu. Foto di Brian Duffy, fedele testimone non solo di quel periodo.
Per dire addio a Polveredistelle, al glam rock, all'alias che l'ha portato in classifica, l'uomo che si reinventerà ancora mille volte sforna un album che presenta come «Ziggy va in America», anche se gli Stati Uniti erano già entrati prepotentemente nel suo sound. Porta in tour il disco e, alla fine dei concerti, ufficializza la morte di mister Stardust (e del malcapitato Aladino) e lo scioglimento degli Spiders from Mars. Anzi, visto che c'è, annuncia anche il suo ritiro dalle scene, presto smentito, per fortuna.
«Watch that man» apre l'lp col suo giro di chitarre sature (Mick Ronson è sempre in prima fila) e un coro gospel.
«C'è stato un momento nel '73 in cui sapevo che tutto era finito», spiega Bowie: «Non volevo che la mia vita restasse intrappolata nel personaggio di Ziggy e ciò che feci con "Aladdin Sane" fu provare a muovermi in qualcosa di nuovo in una pallida imitazione di Ziggy. Immaginai Ziggy che andava a Washington, Ziggy sotto l'influenza Usa». L'America vista (in tour) e poi descritta e cantata da Bowie è tutta droga, sesso, problemi di psiche, e, naturalmente, rock and roll. Lui trasforma tutto questo in art rock, anche se nessuno glielo riconosce ancora. Ai Velvet Underground di «All tomorrow parties» risponde con immagini di feste infernali. Aladdin si guarda allo specchio: c'è una lacrima sul viso vicino alla saetta.
Cinquant'anni dopo quel disco, imperfetto quanto epocale, mentre il mito del rocker dalle mille facce scomparso il 10 gennaio 2016 lascia sempre più tracce nell'immaginario contemporaneo, la Warner Music annuncia due ristampe su vinile, in uscita venerdì prossimo, 14 aprile: una incisa a velocità dimezzata e una su picture disc stampato dallo stesso master. Roba per antichi ragazzi insani. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino