Depardieu: «Recito per non lavorare, molto meglio vivere»

Depardieu: «Recito per non lavorare, molto meglio vivere»
CANNES - Recitare con i propri nomi: Gérard e Isabelle. Mettere in scena tragedie vissute sulla propria pelle, come la perdita di un figlio. Ritrovarsi sul set dopo più di...

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CANNES - Recitare con i propri nomi: Gérard e Isabelle. Mettere in scena tragedie vissute sulla propria pelle, come la perdita di un figlio. Ritrovarsi sul set dopo più di trent’anni, nei panni di una vecchia coppia di attori che non si frequentava più. Essere, sulla scena e fuori, Gérard Depardieu e Isabelle Huppert. L’alfa e l’omega del cinema francese. Non condividevano un film dai tempi di «Loulou» di Maurice Pialat, li ha rimessi insieme Guillaume Nicloux, regista e scrittore, in «Valley of Love», l’ultimo dei cinque francesi in concorso. Se non ci fossero loro due, il film non avrebbe storia. Depardieu e Huppert incarnano con la voce, con i silenzi, con il corpo - lui debordante, devastato, lei minuta, insofferente - il dramma di due genitori di fronte al suicidio del figlio.




Vivono con stupore incredulo, ma anche con irrazionale speranza, l’ultima richiesta del ragazzo: recarsi insieme nella Valle della Morte, per aspettare i segnali della sua misteriosa presenza.



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