Donna Imma, bagno di folla all'Università. «Gomorra mi ha salvato: volevo smettere»

Donna Imma, bagno di folla all'Università. «Gomorra mi ha salvato: volevo smettere»
Estreme, forti, contraddittorie: sono le donne di camorra, con i loro complessi processi mentali e la loro umanità,...

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Estreme, forti, contraddittorie: sono le donne di camorra, con i loro complessi processi mentali e la loro umanità, raccontate all’università di Salerno dall’attrice Maria Pia Calzone, protagonista indiscussa nei panni di Donna Imma della serie televisiva «Gomorra». Un incontro promosso da Davimedia in collaborazione con L’Ogepo, l’osservatorio per le Pari opportunità di ateneo, con la finalità di indagare il ruolo della donna nei vari contesti della società, partendo dalla trasposizione cinematografica.



Non una lectio ex cathedra, ma un dialogo intenso con gli studenti. Lo sguardo di Maria Pia è carismatico e autorevole, ma il sorriso lascia intravedere la spiccata sensibilità. Strappata alle prove della commedia brillante che la vedrà in scena con Sergio Rubini e Fabrizio Bentivoglio nella prossima stagione teatrale, gli unici appuntamenti che l’attrice ha deciso di confermare sono quelli con i giovani: «Penso che i ragazzi abbiano bisogno di modelli – dice -. Se ti vogliono bene come personaggio, forse ti ascoltano anche come persona. Non ho la presunzione di essere una guida, ma di offrire nuovi spunti di riflessione». Purtroppo Donna Imma sarà assente nel sequel, con grande amarezza sia del pubblico che della produzione: «È morta schiacciata sull’asfalto, quasi a dimostrare come tutti, grandi capi o ragazzini, muoiono nello stesso identico modo, come dei fetenti – racconta –. Questo personaggio mi ha curato l’anima, è arrivato in un momento in cui avevo deciso di smettere, perché mi ero stancata di non essere accettata come attrice. Ero andata anche in analisi, per elaborare il lutto per questo dolore».



Si mette così a nudo Maria Pia Calzone, di fronte alla giovane platea. Una lunga digressione sulla necessità di comprendere come si muove il corpo di una donna di camorra e, di conseguenza, la frequentazione con l’ex moglie di un boss dei Quartieri spagnoli: «Non l’ho più sentita, perché dovevo creare un distanza da questo universo, però le ho rubato la fisicità, il pensiero e il mondo paranoico, dove tutto deve essere tenuto sotto controllo, unica condizione per restare vivi – spiega -. La quotidianità degli ambienti criminali, l’atteggiamento di maneggiare la pistola come mangiare una pizza. E poi il senso profondo dell’onore, per sé e per la propria famiglia, che passa attraverso la capacità di non farsi mai schiacciare un piede, fino a provocare una violenza inaudita. Donne che, allo stesso tempo, sono consulenti per i propri compagni, perché sanno leggere l’intellegibile tra le righe, con la propria sensibilità e diventano iene se si toccano i propri figli. Donna Imma mi ha aiutato a sperimentare un’autorevolezza che non pensavo di possedere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino