Eliseo, l'appello di Barbareschi: «Soldi subito o chiuderà a fine stagione»

Luca Barbareschi al Teatro Eliseo
«Caro Franceschini, siamo nelle tue mani. Non esistono bacchette magiche, ma strumenti ministeriali per aiutare il teatro. Lo avete fatto per 50 anni, a volte forse con...

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«Caro Franceschini, siamo nelle tue mani. Non esistono bacchette magiche, ma strumenti ministeriali per aiutare il teatro. Lo avete fatto per 50 anni, a volte forse con leggerezza. Ma altrimenti l'Eliseo non sopravviverà». L'appello arriva diretto da Luca Barbareschi, in un'affollata conferenza stampa convocata d'urgenza nello storico teatro capitolino per denunciarne il rischio chiusura, all'indomani dell'annullamento dell'emendamento del Milleproproghe che gli avrebbe garantito una tantum di 4 milioni. 


«Deciderà il Ministro Franceschini cosa vuol fare con l'Eliseo. E' lui che ci deve dire cosa fare del teatro. Sicuramente non può stare in piedi senza fondi, con 7 o 10 milioni meno degli altri. Non ce l'ho con lui. Ce l'ho con la nostra categoria che non riesce a spiegare i problemi. Lo chiamo continuamente Franceschini, mando sms e mi sento sempre dire: Domani, vediamo, aspetta», ha proseguito ieri mattina Barbareschi. E ancora: «Non posso imporre a Franceschini un amore per il teatro che magari non ha: è come inseguire una fidanzata a cui non piaci. Posso, però, riportarlo alle sue responsabilità di Ministro, perché chiudere l'Eliseo - un'istituzione più longeva anche del Piccolo - è una coltellata alla cultura e a Roma».

È un fiume in piena Barbareschi, parla a braccio, ringrazia chi è sempre stato vicino alla causa e si commuove: «Ho chiesto i soldi a tutti. L'umiliazione è la cosa che mi ha fatto soffrire di più. Le attese, le non risposte ai messaggi, le trafile. Appena abbiamo aperto ci hanno dato 470.000 euro. Come compagnia privata io ne prendevo 270.000. Questo teatro era inagibile, la sicurezza mancava da 12 anni». Poi l'annuncio: «Da ora fino a quando si inizierà la prossima stagione mi batterò per trovare quante più risorse private possibili. Certo, che se entro due mesi non si trova qualcuno che ci aiuti e il Ministro non ci fa sapere nulla... Ma da qui non esco perché le Chiese non vanno sfrattate». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino