«Elvis & Nixon», l'incontro nello studio ovale diventa uno show pop

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Non ci sono canzoni di Presley in « Elvis & Nixon», il film di Liza Johnson che racconta lo storico incontro del 21 dicembre 1970 alla Casa Bianca. Quando un...

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Non ci sono canzoni di Presley in « Elvis & Nixon», il film di Liza Johnson che racconta lo storico incontro del 21 dicembre 1970 alla Casa Bianca. Quando un bollito re del rock roll incontrò un bollito presidente americano: il primo sperava di ottenere un’investitura di agente antidroga sotto copertura, nonostante, o forse proprio per questo motivo, si imbottisse di psicofarmaci e sostanze varie; il secondo non stimava affatto The Pelvis, che un tempo aveva davvero rivoluzionato gli Usa prima e il mondo poi, ma aveva deciso di tenerselo buono per motivi di immagine e, soprattutto, familiari.


Michael Shannon (Presley) e Kevin Spacey ( Nixon) mettono in piedi una piéce teatrale più che filmica, Elvis arriva a nominare il nome dei Beates invano (sono antiamericani e forse pure comunisti, soprattutto Lennon, dice, sapendo di mentire), Nixon cerca di capire se quel vistoso showman possa davvero essere un’ancora di salvataggio, possa evitare la «dilagante corruzione morale» di giovani ormai conquistati da sesso, droga e rock post-presleyano.

Spacey, naturalmente, è lontano dagli intrighi di potere dell’Underwood di «House of cards», lo studio ovale è naif rispetto a quelli portati oggi in tv dalle grandi serie, eppure ha qualcosa di attuale di fronte alla candidatura Trump: «Mi infiltrerò nei gruppi rock per fare la spia, passerò da un gruppo all’altro e poi li spezzo» gli promette il re, che pure ha i suoi dubbi. E, rivestendosi - o travestendosi? - di tutto l’oro possibile tra occhiali e anelli, dice: «Più che un uomo mi sento un oggetto come la Coca Cola».


La colonna sonora è importante, emozionante, d’epoca (da Otis Redding ai Creedence Clearwater Revival), ma, come si diceva, senza canzoni di Elvis, forse per questioni di diritti, difficilmente per scelta artistica. Il presidente che farà spiare e il rocker che voleva fare la spia si misurano in un faccia a faccia surreale, senza vincitori nè vinti. Caricaturali, grotteschi, riempiono di parole un film senza azione, senza finale, che riflette sulla farsa del potere e il potere della farsa, che illumina - sia pur lasciandolo nel buio - un idolo al tramonto. In fondo, è la storia di due uomini che hanno paura del mondo che sta cambiando. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino