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Perché sul palco di questo tour ha scelto di riprodurre un music club chiamato Exit?
«Perché ho voglia di verità e i locali ti danno l’opportunità di arrivare in presa diretta al pubblico. Fra l’altro, in questo show, lo faccio con musicisti di primissimo ordine quali Paul Turner e Derrik McKenzie dei Jamiroquai al basso e alla batteria, di Roberto Angelini e Giorgio Secco alle chitarre. Questo è probabilmente lo spettacolo più sincero e diretto che abbia mai prodotto, mi rappresenta artisticamente e umanamente e per me è un modo per tastare con mano tutto il lavoro fatto in questi due anni».
Come già Lady Gaga nell’«ArtRave tour» di quattro anni fa, si cambia d’abito sulla scena un paio di volte.
«Ogni cambio mi fa entrare in un personaggio diverso e il pubblico segue ogni momento della trasformazione. Lo faccio per mostrare cosa accade nel retropalco e ricordare che non ho niente da nascondere a nessuno».
Ne è passato di tempo dalle Lucky Star, il suo primo gruppo formato in un talent show.
«Già, lo ricordo come un momento bello della mia vita, perché ero giovanissima, scapestrata, ribelle; una ragazza scappata di casa con tutte le sofferenze di chi si scopre artista e non sa da che parte cominciare a costruire la sua vita. Con un padre che, per proteggermi, mi diceva; ma dove pensi di andare?».
Al tempo ce l’aveva già un mito?
«Sì, lo stesso di ora: Vasco. Per me la musica è Vasco. Credo di essere destinata a Vasco. A volte penso di fare questo mestiere solo per arrivare a condividere un momento d’arte pura con lui. Potessi solo parlargli per cinque minuti da sola davanti ad un bicchiere, sono certa che troverei il modo di farmi apprezzare per quel che sono».
È stata da poco per lavoro in Giappone e a Las Vegas. Ma qual è il suo viaggio dei sogni?
«L’Africa nera. Con lo zaino in spalla perché non amo i viaggi comfort, ma preferisco quelli spirituali. Da persona paranoica, molto ipocondriaca, che ha paura di tutto, mi piace l’idea di un viaggio capace di tirare fuori i mostri che mi porto dentro».
Cominciando da...?
«Dalla paura di morire. Sì, ho una tremenda paura di ammalarmi. Per strada tutti vogliono baciarmi e io spesso mi scanso, non perché provo fastidio, anzi, ma perché ho paura dei bacilli. Mio padre lavorava al pronto soccorso e, a forza di responsabilizzarmi sui rischi della salute, m’ha un po’ traumatizzata».
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Il Mattino