Ermal Meta, il nuovo album è «Buona Fortuna»: ecco quando esce

Fortuna è il nome della figlia che aspetta in giugno da Chiara Sturdà

Ermal Meta

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Scrivere di musica al tempo dei like, dello streaming, del balbettio titktokante, può essere frustrante. Prendiamo «Buona fortuna», il nuovo album di Ermal Meta, in uscita venerdì: Fortuna è il nome della figlia che aspetta in giugno da Chiara Sturdà, e il primo brano, «La strada la decido io», potrebbe alludere alla rottura con la sua ex etichetta discografica, la Mescal, e il suo ex agente, Valerio Soave. Ma, poi, sistemato il gossip, se volessimo parlare di musica? «Si può fare, e forse sarebbe anche più interessante», sorride il quarantatreenne cantautore albanese.

«Ironica» si apre come una canzone di Lucio Dalla, o forse di Samuele Bersani. «Io e te» è un elettroduetto con Levante. «Dance with you» rispetta il titolo con la sua cassa in quattro, «Mediterraneo» guarda ai suoni di un mare nostrum che non vuole diventare mare monstrum, «L’amour» è un demi-funk contagioso, «Male più non fare» sbanda con il rap di «Jake La Furia». Ma non eri un melodista? 
«Amo la melodia, ma questo è il mio disco più contaminato, più aperto, ritmico. E Dalla è una stella polare, penso alla lezione inarrivabile di “Disperato erotico stomp”. Levante e Jake La Furia sono voci necessarie: le canzoni in cui mi onoro di ospitarli avevano strofe che necessitavano di loro. E “La strada la decido io”, soprattutto alla vigilia della paternità, è un modo per reclamare il diritto ad essere io l’artefice del mio destino, ripensando a quando, da bambino, mi dicevano che la musica non poteva essere il mio futuro». 

Vabbè, visto che ci siamo, parliamo di «Buona fortuna», che dà il titolo al disco: ormai la canzone per il figlio è un classicone. 
«Sì, credo tutto sia iniziato con “Avrai” di Baglioni, che rimane forse la migliore. Ma io la canzone per mia figlia la rimando a quando verrà, a quando capirò meglio che cosa significa davvero averne una. Intanto mi preparo a una nuova vita.

Spaventato?
«No. Tutti mi dicono che nulla sarà come prima, che non dormirò più, che non farò più questo o quello, ma... io sono curioso di vedere lei e la vita che avremo insieme. Ho immaginato l’album come qualcosa che un domani possa raccontarle chi ero, cosa facevo, mentre l’aspettavo. Come un viaggio a ritroso nelle mie memorie future, fatto di sentimenti ed euforia congelati in attesa di poter esplodere». 

Sembrerebbe un album di meta-canzoni. In «Dance with you» ti tocchi... l’America, proprio come la Nannini nel suo primo hit. 
«Vero, è una citazione. È una canzone sulla furia della giovinezza, ricorda quando ho conosciuto... l’America, ho scoperto il gentile sesso. C’è anche la data, era l’estate del ‘96. Strana stagione quella: passi dalla paura degli esami, del giudizio dei tuoi genitori, alla paura di non sapere che fartene di quel pezzo di carta. Ma poi ti basta un bacio a una lei o a un lui e tutto ti sembra leggero».

In «Mediterraneo», invece, spunta la leggerezza di «un sabato italiano»: ancora una citazione, di Sergio Caputo? 
«Non ci avevo pensato, qui ci sono due ottiche: il Mediterraneo lo guardi da qui, dalla nostra parte, o dall’altra». 

In «Ironica» il Mediterraneo è quello dei migranti, anche se solo per una metafora: «Siamo tutti sulla stessa barca che si ribalta con la prima onda quando naviga tra i suoi guai». 
«Certo. Per noi albanesi l’Italia era lamerica, senza apostrofo, senza pensare al sesso, ma ad un’altra vita possibile».

Era il 16 giugno 1994 quando sbarcasti in Italia. 
«Eravamo tutti in fuga dall’Albania comunista».

A proposito di «Ironica»: è vero che l’avevi proposta ad Amadeus per l’ultimo Sanremo? 
«Sì, insieme a “L’unico pericolo” e “Mediterraneo”».

Non ha voluto l’ex vincitore del 2018, con Moro e «Non mi avete fatto niente»? 
«Aveva in mente il suo Festival, va bene così». 

Metacanzone anche «Io e te»? Un modo per dire: sapessi com’è strano lasciarsi a Milano? 
«Sì, ma lasciarsi è sempre triste».

E il pezzo con Jake? 
«Un inno alla libertà, davvero la mia libertà finisce dove inizia la tua».

Strano connubio, quello di «Oro e sale». 
«La cosa più preziosa e quella meno preziosa, ma cosa conta di più? Una vita senza sale, un amore senza sale valgono qualcosa?».

Buona fortuna: l’1 maggio presenterai il concertone con Noemi. 
«Orgoglioso per il palco al Circo Massimo e per l’occasione, ma spero nella comprensione del pubblico. Non sono un presentatore, potrei impaperarmi, probabilmente succederà».

È una prova per un secondo mestiere? 
«No, io faccio musica. Ho scritto un romanzo, Domani e per sempre, che mi piacerebbe veder trasformato in una fiction, ma non sono diventato uno scrittore». 

Tra le parole-cardine scelte dai sindacati per la Festa dei lavoratori 2024 c’è l’antifascismo. 
«L’Italia è una repubblica nata dall’antifascismo. Spero in un Primo Maggio all’insegna dell’unione, della pace e dei valori che servono a tutti noi».

Con l’arrivo di Fortuna rinuncerai ai concerti per un po’? 


«No, anzi: il mio tour partirà il 13 luglio dal teatro romano di Verona». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino