Quarant'anni di «Exodus»: alle radici della leggenda Marley

Quarant'anni di «Exodus»: alle radici della leggenda Marley
La rivista «Time» nel 2001 lo proclamò miglior album del ventesimo secolo, precisando il giudizio con una motivazione che non lascia dubbi, né ammetteva...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La rivista «Time» nel 2001 lo proclamò miglior album del ventesimo secolo, precisando il giudizio con una motivazione che non lascia dubbi, né ammetteva repliche: «Ogni canzone è un classico, dal messaggio d'amore all'inno rivoluzionario: un intreccio politico e culturale che trae ispirazione dal Terzo Mondo e gli dà voce a tutte le latitudini». In tempi di anniversari e ricorrenze, impossibile farsi sfuggire l'occasione per celebrare un disco-manifesto come «Exodus», che Bob Marley assistito dai suoi Wailers pubblicò il 3 giugno 1977, poche settimane prima che al musicista venisse diagnosticato il melanoma che lo porterò alla morte: era tempo di punk e disco music, di rivolgimenti ideologici e tensioni assortite, che il profeta del reggae seppe tradurre con quello che unanimemente è stato accolto dalla critica internazionale come un capolavoro.


Brani epocali, entrati di diritto nella colonna sonora di una generazione come «Natural mystic», «Jammin'», «Waitin' in vain» o la conclusiva «One love», erano al centro della poetica del cantore giamaicano, allora poco più che trentenne, ma già maturo e affermato: la fama planetaria che gliene venne non ne arrestò la creatività, non scalfì la compattezza della band e quel disco, ancora più di altri fiori profumati di una carriera ricca e intensa, sarebbe rimasto ben fisso nell'immaginario collettivo. Siamo, insomma, alle basi, ma anche all'apice, della leggenda del santo fumatore.

Continua a leggere su Il Mattino Digital Leggi l'articolo completo su
Il Mattino