Fabrizio Moro: «I miei film più autobiografici delle mie canzoni»

«Il film è pronto, devo solo girarlo. Titolo e storia sono top secret: il mondo del cinema è più complicato di quello della musica»

Fabrizio Moro
Aveva iniziato qualche anno fa Biagio Antonacci con i due volumi di «Convivendo» (2004 e poi 2005), ma ormai gli album in due tempi si sono moltiplicati, per un motivo...

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Aveva iniziato qualche anno fa Biagio Antonacci con i due volumi di «Convivendo» (2004 e poi 2005), ma ormai gli album in due tempi si sono moltiplicati, per un motivo o per l'altro. Fabrizio Moro, ad esempio, che oggi presenterà il volume secondo di «La mia voce» con un firmacopie alle 16 alla Feltrinelli di piazza Garibaldi, ha scelto questa strategia «per colpa, o per merito, se si preferisce, di Sanremo».

Che c'entra l'Ariston, Fabrizio? Non c'eri quest'anno.
«No, ma lo scorso sì, con Sei tu. Quando decidemmo di andare all'Ariston non c'era niente di discograficamente pronto, così registrammo un ep di corsa, La mia voce. In tre settimane facemmo quello che potevamo, sei canzoni. Ma ce n'erano altre che stavano invecchiando e che abbiamo potuto mettere giù con tutta la calma del mondo. Eccole, altre sei, e con il bis l'album è completo».

L'iniziale «Tutta la voglia di vivere» è un po' il manifesto di questo disco.
«Le canzoni le scrivo come sotto trance, quando inizio non ho un tema, una melodia, un ritmo, un argomento in testa, eccezion fatta per episodi come Pensa o Non mi avete fatto niente: lì c'era un'idea di partenza, in questi brani no. Anzi in uno sì: Il sole è ispirato dal ricordo degli amici persi. Parlo di uno nello specifico, ma in realtà mi rivolgo alla galleria dei miei fantasmi, alla lista delle mie perdite».

Per raccontare la sua malattia dici «contavamo i capelli perduti». «L'assenza è un assedio», cantava il sommo Piero Ciampi.
«È vero. Tu mi manchi lo sai, ogni giorno se vuoi, canto. Il resto sono pensieri, ricordi, letture, ascolti, visioni, suoni che si accumulano».

Scrivi soprattutto canzoni d'amore. Ognuna di loro corrisponde a una donna, a una love story, magari anche non tua, magari anche letteraria?
«No, dentro un brano possono esserci anche cinque o dieci donne: gli occhi di una, il sorriso di un'altra, una che ti ha folgorato, una che ti ha mandato a quel paese. Non è autobiografia, ma canzone».

Quasi quasi c'è più autobiografia nel Fabrizio Moro regista?
«Forse sì. Il mio secondo film è pronto, devo solo girarlo. Titolo e storia sono top secret: il mondo del cinema è più complicato di quello della musica».

Nella vicenda del pugile al centro del tuo esordio, «Ghiaccio», c'era molto di te.
«Anche nel prossimo: l'atmosfera, il quartiere, le radici sono quelle».

Torniamo a «La mia voce 2» che presenti oggi a Napoli. Nel singolo «Dove» spunta l'elettronica, ma anche «Senza di te» si differenzia dalle tue classiche ballad.
«È un brano più urbano, forse urban, come si dice adesso, anche se lo stesso è romantico».

Diversamente pop?


«Diversamente pop. Ma poi, in fondo neanche così diversamente per le mie cose. A proposito: ho già pronto anche il prossimo disco».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino