Flo e il canto miscredente del mese del rosario

Flo, all'anagrafe Floriana Cangiano
«Dimmi come si fa senza congiuntivi a diventare una star», canta Flo in «Vulìo», il brano che apre il suo secondo album, «Il mese del...

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«Dimmi come si fa senza congiuntivi a diventare una star», canta Flo in «Vulìo», il brano che apre il suo secondo album, «Il mese del rosario», pubblicato dalla indie Agualoca ma distribuito dalla Warner ed appena presentato in anteprima all’Atlantic Music Expo di Capoverde, in attesa dell’uscita italiana. Una chanson furba, a suo modo radiofonica, che apre un lavoro forse sbilanciato nella scaletta, che nasconde dopo la metà del disco la rabbia e la cattiveria della migliore cantautrice newpolitana, prodotta ancora una volta da Ernesto Nobili, coinvolto anche nelle preziose vesti di coautore.

A suo agio in un range vocale che evoca la grande Giuni Russo come quella Arisa non sempre valorizzata dai materiali frequentati, Floriana Cangiano (così all’anagrafe) ha messo a frutto l’esperienza sul palco (con Daniele Sepe, con il tour del suo primo disco «D’amore e di altre cose irreversibili», a teatro da «C’era una volta... Scugnizzi» sino al recente progetto al Mercadante su Eleonora Pimentel Fonseca) e si mostra vicina a una maturità - autorale dopo quella vocale - in cui il mese del rosario convive con il mese del peccato, dove la condanna pubblica si confonde con l’indulgenza privata, dove ci si nasconde nelle memorie per evitare di confessare il proprio libertinaggio.
Flo tiene insieme suoni e culture, Francia e morna, schiaffi e carezze. Con voce educata e cattiva, pudica e debosciata, pulita e «dirty», gioca con le lingue, compreso il napoletano («Freva e criscenza»), approdando ad una canzone d’autore da camera che ha il profumo, ma non il ritmo, della world music, che si adagia compiacente sulle percussioni di Michele Maione, sul violoncello di Marco Di Palo, compagni di avventura di un lavoro portato a termine anche grazie al ricorso al crowdfunding.

Brani come la «Controra arancione» sono frutto anche delle esperienze sui palchi del Sunset/Sunside di Parigi, al Razzmatazz di Barcellona, al Stadtgarten di Colonia e al Salao Brazil di Coimbra, mentre l’omaggio a Rosa Balistreri di «Buttana di to ma» e «Terra ca nun senti» la avvicina, forse a sorpresa, anche alla cantantessa Carmen Consoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino