«Gli appunti di Giorgia», Floris punge la Meloni a Tagadà: «È un dolore fisico vedere la premier farsi domande da sola»

Il conduttore di Dimartedì, in collegamento con Tiziana Panella a Tagadà, attacca la nuova agenda social di Giorgia Meloni

«Gli appunti di Giorgia», Floris attacca la Meloni: «È un dolore fisico vedere la premier farsi domande da sola»
Giorgia Meloni è sempre più social. La premier sul suo profilo Instagram ha deciso di tenere una sua rubrica #gliappuntidigiorgia in cui affronta i temi in...

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Giorgia Meloni è sempre più social. La premier sul suo profilo Instagram ha deciso di tenere una sua rubrica #gliappuntidigiorgia in cui affronta i temi in agenda di governo. Ma non tutti sembrano gradire il format studiato per il social network. Tra tutti spicca Giovanni Floris che, in collegamento con Tiziana Panella a Tagadà su La7, esprime tutte le sue perplessità. 

 

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 «Dolore fisico»

 

 

 

«Sottolineo il dolore fisico che prova un giornalista a vedere un presidente del Consiglio che si fa le domande da solo», dichiara Floris in riferimento al format «Gli appunti di Giorgia». L'agenda della Meloni ai suoi elettori per mostrare loro quali siano gli obiettivi del suo governo non sembra essere proprio di suo gradimento. «Si prova un dolore proprio fisico a non poter fare qualche domanda. Però questa è la realtà italiana», ha voluto sottolineare il conduttore di Dimartedì.

 

 

«Non è una novità»

 

Giovanni Floris, poi, riflettendo sul fenomeno nato sui social, ha fatto notare che non si tratta di una novità: «Anche Matteo Renzi e Matteo Salvini rispondevano a domande che si facevano da soli. Per quanto riguarda Berlusconi, all'epoca era uno scandalo che mandasse le videocassette ai tg con le dichiarazioni. Adesso invece è diventata la normalità. Bisogna abituarsi a tutto questo, è un modo di far sapere cosa pensa la presidente del Consiglio».

 

 

Il clima sulla manovra

 

Passando poi ad analizzare il clima che sta accompagnando la manovra del governo Meloni, Floris anche in questo caso non vede nessuna novità: «È quello che accompagna da sempre le manovre, all'interno non c'è nulla di nuovo nelle diatribe e negli scontri che ci sono quando si arriva al dunque nella manovra perché ognuno tira dalla parte che gli interessa. Fuori invece c'è la contestazione. Tra l'altro, in assenza di opposizione, è lasciata ai sindacati che non sembrano neanche molto uniti e non hanno più la presa di una volta. Quindi non è uno dei climi peggiori con cui si sono confrontati i premier nella storia italiana».

 

 

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Il Mattino