Gomorra sound system sotto le stelle di Bagnoli. Appuntamento la sera del 20 maggio, all’Arenile, per un concerto grosso griffato Red Bull Music Academy che mette in campo...
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Il titolo, insomma, non è un caso: «Gomorra sound system» perché ad essere stati coinvolti sono artisti diversissimi tra di loro, di provenienza hip hop, neomelodica ma anche veteromelodica, accomunati da testi che parlano di malavita organizzata, che denunciano il disagio sociale e la sofferenza in cui il Sistema diventa spesso unico punto di riferimento possibile. Canzoni di sdegno e di rabbia, qualche volta accusate di connivenza, più spesso usate come motore catartico per rigenerare una speranza altrimenti morta da un pezzo. «Sono felicissimo di far parte della situazione», racconta Ricciardi, che dopo l’exploit di «Song ‘e Napule» è stato richiamato dai fratelli Manetti per un nuovo film musicale «napoletano», ancora una volta nel ruolo di un boss: «Mi piace ritrovare a Bagnoli venerati maestri come Mauro e giovani campioni come Clementino, mi piace che si abbattano gli steccati dei generi e che si parli della malapianta che divora le nostre terre. Mi piace il fervore di cose che mi coinvolge: a maggio uscirà il mio nuovo singolo, “Capisce a me”, scritto con Raiz e D-Ross, per parlare di chi si alza la mattina chiedendosi che cosa deve fare per sbarcare il lunario e, prima del concerto all’Arenile, andrà in onda, su Sky.Arte e in un secondo momento su Redbull.tv, un documentario in cui sono stato coinvolto con altri degli artisti che hanno contribuito alla colonna sonora del capolavoro televisivo di Sollima. Dal vivo farò “’A storia ‘e Maria”, che era nella prima serie, “Uommene”, che sarà nella seconda, ma anche “167”, che rimane uno dei miei cavalli di battaglia e uno dei primi brani con cui ho capito di non dover cantare solo di amore e guagliuncelle che sognano di sposarsi».
Insomma, il progetto è complesso e si affianca, in qualche, alle iniziative di lancio di «Gomorra 2», su Sky dal 10 maggio. E non è nemmeno fine a se stesso, visto che una parte del ricavato del concertone andrà a favore della Fondazione Polis che si occupa delle vittime innocenti della criminalità e della valorizzazione dei beni confiscati alla camorra.
Lucariello è al centro di tutto: direttore artistico della serata all’Arenile e cicerone del docufilm: «Il concertone è un omaggio alla canzone che senza troppi peli sulla lingua ha saputo raccontare la corruzione, la rabbia, il crimine organizzato, la connivenza del malaffare con il potere politico e dei colletti bianchi. Mi è piaciuto abbattere le barriere del genere, tenendo insieme veterani della sceneggiata come Pino Mauro con l’ultimo emergente hip hop Enzo Dong». Intanto, «Nuje vulimme ‘na speranza», divisa dal rapper con ‘Nto, è stata intanto confermata come sigla della seconda serie di «Gomorra»: «Forse per questo mi hanno scelto come cicerone del documentario sui suoni delle due serie, un viaggio nella città e tra le sue voci, diverse, dissonanti, sorprendenti».
Nel docufilm non c’è Pino Mauro, «ma fanno sempre in tempo a mettermi nella terza serie e dopo a dedicare uno speciale solo a me», ribatte scherzando, ma nemmeno troppo, lui, unico avversario possibile per il re-zappatore Mario Merola, che dopo essersi raccontato recentemente a Riccardo Rosa in una biografia romanzata, prepara un disco del gran ritorno in cui ha coinvolto M’Barka Ben Taleb, Enzo Gragnaniello, Raiz, Ricciardi, gli Osanna, Mauro Gioia e molti altri: «Sono onorato dell’invito dei miei “nipotini”, rap e non, mi hanno scelto come una sorta di capostipite della canzone del disagio. Sbaglia chi pensa che le mie, e quelle di molti altri negli anni Settanta-Ottanta, fossero canzoni di camorra, di malavita. Diciamo piuttosto che erano l’urlo dei vicoli, storie di vita che difficilmente riusciva ad essere buona».
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Il Mattino