Icaro Tuttle ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno. Icaro Tuttle, vero nome Ilaria, è una giovane fumettista che ha scritto una graphic novel, “La cura. Storia di tutti i miei tagli”, in cui racconta un passato e difficile momento di autolesionismo e depressione.
Icaro Tuttle ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno
Icaro Tuttle ospite di “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone su RaiUno. Icaro, vero nome Ilaria, ha parlato del suo libro, “La cura. Storia di tutti i miei tagli”, e del suo passato: «La graphic novel – ha spiegato - è nata da un progetto universitario in cui dovevamo riflettere sulla parola “cura” e dovevamo affiancare un temine che per noi era importante. Io ho associato “taglio” perché stavo affrontando un periodo difficile, la terapia, i farmaci... E’ una storia autobiografica. Con i miei genitori da bambina ci siamo traferiti spesso e ho avuto difficoltà a socializzare con gli altri, mi sentivo spesso isolata. Poi ho incontrato questo ragazzo più grande di me di 5 anni, ma il rapporto non mi ha fatto bene. E’ stata la mia prima relazione, avevo 15 anni, e non è stata sano, è stato un amore tossico, così come la mia seconda frequentazione di cui parlo nel libro. Ci sono stati ricatti emotivi, tendeva a svalutarmi. Per un periodo della mia vita mi sono anche tagliata, serviva per calmarmi in certe situazioni, è un’azione metodica, tagliare, disinfettare la ferita e coprire mi dava tranquillità, come il ciuccio ai bambini. Provavo dolore e pensavo di meritarlo».
Poi ha cambiato ambiente e trovato una persona speciale: «Facevo fatica a parlare con gli altri. Ero molto chiusa, poi avevo paura del giudizio altrui, credevo che peggiorasse l’idea che avevano di me dato che ero un’ottima studentessa. Ero brava a nascondere i segni e nessuno si è accorto di niente. Quando ho iniziato a andare all’università mi sono staccata dall’ambiente tossico del liceo e ho incontrato una persona che mi ha fatto sentire speciale, il mio attuale ragazzo. Mi ha fatto capire che anche io merito cose belle della vita. Gli ho confidato i miei problemi, l’autolesionismo, mi ha compreso perché sa quello che ha attraversato. In un primo momento ho smesso per non fare male a lui, poi ho capito che lo dovevo fare per il mio bene».