Risposta non c'è, o forse chi lo sa, perduta nel vento sarà. Proprio così, come nella (brutta) traduzione mogoliana di «Blowin' in the...
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Il silenzio di Dylan sembra beffardo, presuntuoso, situazionista, da marziano del rock, della letteratura, della vita. Diventa assordante, dà ragione a chi vuole ingiusta la sua proclamazione a Nobel di fronte a «veri letterati» come Roth e DeLillo, anzi torto, confermandolo come uomo capace di scrivere ogni giorno un capitolo imprevisto della sua vita, romanzo unico, imprevedibile.
Così, se non succederà qualcosa nel frattempo, magari già stasera (il «Neverending tour» lo porta a Albuquerque), dovremo attendere il 10 dicembre per capire se Sua Bobbità andrà a Stoccolma a ritirare da re Carlo XVI Gustavo la sua medaglia e il suo assegno da circa 900.000 euro o continuerà a correre altrove, come una pietra che rotola.
Sembra, intanto, che a essere arrabbiati con il rocker non siano solo i baricchi di mezzo mondo, ma anche i bookmaker, almeno quelli del sito britannico di scommesse Ladbrokes, che lo davano 50 a 1, al pari di Elena Ferrante. Solo 47 i vincitori, non si quanto avessero puntato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino