«Il treno dei bambini» a Napoli, Serena Rossi sul set in piazza del Gesù

Il film di Cristina Comencini tratto dall'omonimo bestseller di Viola Ardone

«Il treno dei bambini» in piazza del Gesù
Serena Rossi è quasi irriconoscibile con indosso un vestito cencioso, il viso segnato dalla sporcizia e i capelli spettinati, mentre attraversa piazza del Gesù e...

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Serena Rossi è quasi irriconoscibile con indosso un vestito cencioso, il viso segnato dalla sporcizia e i capelli spettinati, mentre attraversa piazza del Gesù e scompare, inghiottita dalla folla che indugia sul portone di quel palazzo Pandola da cui Sophia Loren e Marcello Mastroianni si affacciavano in «Matrimonio all'italiana». È un lunedì mattina particolare in piazza del Gesù, invasa dalla troupe di «Il treno dei bambini». Il film di Cristina Comencini, tratto dall'omonimo bestseller di Viola Ardone, presente sul set insieme alla regista, e prodotto da Palomar, è stato annunciato da Netflix come una delle opere di punta della programmazione del prossimo anno. Nel cast, oltre alla Rossi, Stefano Accorsi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Antonia Truppo. Le riprese continueranno in piazza anche oggi, prima di tornare a Reggio Emilia la prossima settimana.

Per girare lo staff combatte con i turisti e i curiosi che affollano la scena, scattando foto, girando video con gli smartphone, e vociferando tra loro: «Ma è un film?», chiede uno; «Forse una fiction perché c'è la protagonista di Mina Settembre», risponde un altro, mentre gli stranieri si godono il set a cielo aperto, sorpresi dall'enorme bandiera rossa che spicca sul suddetto palazzo.

Nel 1946 il Pci si adoperò per trovare famiglie del Nord disposte ad ospitare i bambini del Centro e del Sud Italia che versavano in condizioni di miseria. Furono circa 70.000 i bimbi portati sui «treni della felicità» lontano dalle famiglie di origine, tra di loro anche Amerigo (Christian Cervone), un napoletano di 7 anni, che ha lasciato la madre Antonietta (Rossi) per incontrare la giovane Derna (Ronchi). Quell'avventura, quel primo viaggio, segnò la vita del bambino, che soltanto in età adulta capì il significato del gesto della madre: chi ti ama non ti trattiene, ma ti lascia andare. 

La piazza è stracolma di comparse, alcune in giacca e cravatta a bordo di biciclette, altre vestite di panni sporchi e sdruciti, tra la folla anche una suora e marines nelle uniformi d'epoca, sia donne che uomini, che chiacchierano distrattamente ai margini della scena, mentre Rossi tiene stretto per mano il piccolo Amerigo, magro, dai vestiti sdruciti e delle scarpe lise ai piedi, e lo trascinava verso il palazzo Pandola, sotto quella bandiera rossa con falce e martello. Accanto al portone, un venditore ambulante di pizze fritte. Il bimbo si ferma, si allontana dalla stretta della madre.

Macchine d'epoca sostano al lato della piazza, verso il chiostro di Santa Chiara, una dozzina di donne e uomini vestiti in abiti dai colori pastello indugiano alle spalle della chiesa del Gesù Nuovo, vicino a tre chioschi di fiori e oggetti antichi, mentre un barbone si accascia a terra al centro della piazza, scalzo, con le mani congiunte in supplica. 

Il caffè Moscati, che affaccia sull'obelisco dell'Immacolata, si camuffa perfettamente nel contesto. Le insegne moderne del bar sono state sostituite da due grandi pannelli rossi in legno con due scritte in giallo («Trattoria» e «Vini e liquori»), mentre la pedana del bar dalle ringhiere in plexiglas è scomparsa per lasciare spazio ad un gazebo in metallo verde, sulle pareti anche dei cartelloni pubblicitari del tempo.

Un viaggio nel tempo, nella Napoli che fu: magie del cinema. 

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Il Mattino