Jorit (all’anagrafe Ciro Cerullo), Jago (nome d’arte di Jacopo Cardillo) e Virginia Zanetti sono tre figure di spicco dell’arte contemporanea italiana dei...
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Pingitore ha costruito il film – prodotto dalla sua factory tutta campana Tipot, con sedi tra Napoli e Battipaglia – come un unico, ininterrotto flusso di suoni, parole e immagini, per suscitare domande, più che fornire risposte, sul senso della creazione artistica nel mondo contemporaneo iper-connesso e sempre più tecnologico. «Ho provato a procedere», racconta il regista e sceneggiatore già finalista nel 2016 al premio Solinas web series, «per risonanze, differenze, strappi e prossimità, mettendo in relazione tra loro tre personalità artistiche apparentemente senza punti di contatto, poiché Jorit è un pittore e street artist, Jago uno scultore e Virginia Zanetti una performance artist. In realtà, invece, per me li unisce la profonda vocazione a fare arte, quasi come se questa fosse l’unico argine alla distruzione alla quale sembra votarsi l’umanità. Attraverso l’arte di Jorit, Jago e Virginia, poi, ho voluto raccontare anche le tre città alle quali ciascuno di loro è intimamente legato, cioè Napoli, Roma e Firenze».
L’approccio quasi godardiano alla materia trattata permette a Pingitore una libertà di racconto coerente con l’idea di arte dei tre protagonisti, «un uomo che s’arrampica su ponteggi traballanti e dipinge grandi ritratti di uomini famosi sui muri della propria città, un suo quasi coetaneo che dedica ogni energia a scolpire il marmo e a ricercare nella nuda materia ciò che secoli prima vi avevano ritrovato Michelangelo e Canova, una donna che trascorre molte ore in meditazione sotto un albero alla ricerca dell’elemento in grado di metterla in relazione con gli altri esseri umani e col mondo».
Per Pingitore, questi tre «millenniarts» sono interessanti anche per come utilizzano le nuove tecnologie e i media audiovisivi: «Al contrario degli youtubers, infatti, hanno scelto di mettere questi mezzi al servizio diretto dell’arte, finendo così per esaltare ulteriormente le caratteristiche delle rispettive proposte, con Jorit che è più corporale e primitivo, Jago più di cuore e Virginia di testa. Da parte mia, anche questo film nasce dalla fascinazione che ho verso una narrazione capace di farsi al tempo stesso stile, immaginazione, visione e che si distacchi nettamente dai due linguaggi oggi prevalenti della fiction e del documentario para-televisivo».
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Il Mattino