Jovanotti&Crocetti: «Poesie da spiaggia, anzi da beach party»

Jovanotti&Crocetti: «Poesie da spiaggia, anzi da beach party»
I soliti soloni avevano già trovato da ridire quando Jovanotti all'ultimo Sanremo aveva condito la sua esibizione con dei versi di Mariangela Gualtieri: troppo pop,...

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I soliti soloni avevano già trovato da ridire quando Jovanotti all'ultimo Sanremo aveva condito la sua esibizione con dei versi di Mariangela Gualtieri: troppo pop, avevano sentenziato, pur praticando ogni giorno il rito di chi si lamenta per il poco spazio mediatico concesso alla poesia. Bisognerà vedere se ora, pur di criticare il ragazzo fortunato butteranno a mare anche Nicola Crocetti, ottantunenne editore e traduttore, che la sua vita, e la sua casa editrice (la Crocetti) l'ha dedicata interamente alla creazione poetica. Con lui, infatti, Lorenzo Cherubini ha appena curato Poesie da spiaggia, antologia con intenti più che divulgativi che la strana coppia ha presentato ieri a Napoli, in un'anteprima targata Feltrinelli, da Foqus, in prima fila il sindaco Manfredi e il nuovo procuratore antimafia Melillo: «Mi sono innamorato di questo posto, se quelli che ho visto non sono figuranti sembra davvero che possiate operare per rigenerare questi Quartieri Spagnoli in cui ho messo piede per la prima volta, accolto dalle voci di scugnizzi che cantavano Pino Daniele: quanto ci manca», si è complimentato il cantaurapper con i padroni di casa, Rachele Furfaro e Renato Quaglia.

«Poesie da spiaggia»: ovvero?
Jovanotti: «All'inizio volevamo limitarci a versi sul mare, poi ci siamo allargati, si va da Saffo ed Esiodo a Erri De Luca e Wallace Stevens, passando per Baudelaire, Shakespeare, Pasolini, Majakovskij, Kavafis, Ritsos, Mutis, Campana, Walcott, Blake, Nabokov, Loi, Neruda. Una scelta pop, magari ne leggo qualche poesia durante il prossimo tour sulle spiagge. Ecco, volevo che insieme a pizze, cappellini e bibite un ragazzo o una ragazza potessero, con la stessa leggerezza, imbattersi in una poesia».

Crocetti: «Io sono di origini greche, in greco il mare è femminile ed è l'origine di tutto, per cui va bene così. E, poi, va bene soprattutto perché lo fa Lorenzo, autenticamente innamorato della poesia, sino a poterne diventare un vero grande divulgatore, altro che quei saccenti di professoroni che tanto male fanno alla nostra cultura».

Come avete scelto poeti e poesie?
C: «Ognuno ha fatto la sua selezione separatamente e, quando ci siamo scambiati gli elenchi, siamo rimasti sorpresi per vedere che almeno per un cinquanta per cento coincidevano, se non nei titoli, nei nomi degli autori».

J: «La mia è una playlist, ho fatto il dj con le poesie. E, come ogni dj, quando passo un pezzo, in questo caso dei versi, me ne approprio, me ne sento un po' autore. Ma non chiamatemi poeta, non lo sono, al massimo mi esercito con i sonetti, forma perfetta: ma è palestra, ginnastica, jogging e se ne viene fuori qualcosa, finisco per metterlo nelle mie canzoni».

Alla vigilia del tour del «Jova beach party» che ti riporterà anche a Castel Volturno, il 26 e 27 luglio, viene in mente la mitica estate dei poeti di Castel Porziano del 1979. Un beach party memorabile con Ginsberg, Borroughs, Evtuscenko, Soriano, Cavallo, Bellezza...

J: «In qualche modo l'idea del beach party viene da quella suggestione tardo hippy vista in uno dei mitici Blob di Enrico Ghezzi, anche se noi facciamo spettacolo, siamo un kolossal del divertimento».
C: «Fu un baccanale selvaggio, distrussero il palco, volevano dare l'assalto al mare, se non al cielo».
J: «Però anche io sono pericoloso per Crocetti: rappresento il diavolo pop, la canzone popolare che è caos, e non silenzio».
C. «Il silenzio è utile per leggere, a sera, le poesie del nostro libro, con calma. Ma il caos è al centro della versificazione».
J: «Io mi sento onorato che tu abbia accettato la mia proposta, senza di te questo libro non esisterebbe».
C. «Io ritengo importante che tu possa andare in tv a parlare di poesia, a leggere poesia: è l'unico modo per divulgarla davvero».
Come spiegare le «Poesie da spiaggia»?
J: «In nessun modo, le poesie si sentono, non si capiscono. Quando a scuola mi imbattei nel futurismo non c'era niente da capire, dovevo vibrare, volevo vibrare».
C: «Sin dal modo noioso con cui sono ammannite a scuola, le poesie vengono presentate come qualcosa di difficile, ma non è vero: vanno ascoltate però, vanno dette».
J: «Potrei farlo davvero quest'estate, sarebbe divertente».
C: «Fallo, sei più bravo e credibile di quasi qualsiasi attore».
Tutto ci riporta al «Jova beach party». Come si preannuncia?


J: «Bello carico, anche se l'impresa non è facile, anche tecnicamente. La pandemia ha fatto cambiare mestiere a molti che lavoravano sul fronte del palco, li stiamo recuperando uno ad uno, riportandoli a casa».


 

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Il Mattino