Jovine, reggae newpolitano in «Assenza di gravità»

Jovine
Procida, Buonalbergo, Maratea, Frosinone... L'estate di Jovine è scandita dalle tappe del tour di «Assenza di gravità», il suo nuovo album,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Procida, Buonalbergo, Maratea, Frosinone... L'estate di Jovine è scandita dalle tappe del tour di «Assenza di gravità», il suo nuovo album, uscito in piena estate, a confermare il cantautore napoletano come una delle voci che contano sul fronte del reggae italiano. Attento alle declinazioni più urban del momento, Valerio conferma di mirare ad un suono pop e mainstream che non disperda però la militanza sudista ed antagonista conquistata negli anni divis con i 99 Posse del fratello Massimo, alias Jrm. Tra i motori del recente progetto dei Tre Terroni, Jovine apre un disco non a caso prodotto da Nando Mormone («Made in Sud») con un «Autoritratto» verace in cui racconta la sua educazione sentimentale, musicale e politica e anche l'approdo esistenziale: «Ho fatto un viaggio spettacolare/ ma la domenica voglio tornare/ da mia madre nella periferia».

Rispetto al passato, infatti, la produzione in lingua vince su quella in dialetto tra citazioni del santo fumatore Marley («Quello che rimane in testa»), solari ritmi in levare capaci di valorizzare le melodie («Lo sai che non è facile»), ritornelli spietati («Volevo fare l'astronauta») che ben giocati potrebbero aprirgli le porte delle programmazioni radiofoniche che contano, ritmi caraibici che guardano anche al Toni Esposito del periodo «Kalimba de luna», voci filtrate come va di moda, canzoni da falò sulla spiaggia («Mal d'Africa»), piccolissime utopie quotidiane («Sogno una vita normale/ mi piace fare l'amore con te/ e mi rilasso solo quando faccio un viaggio e pensando/ sto camminando ancora con te»), filosofia da pensiero positivo.L'erede di un hit local come «Napulitan» non c'è, ma il profumo della Giamaica vesuviana marchia «Doje parole» e l'indolente richiamo di «Nu poc e vient» con il suo «conscious reggae», mentre «Napoli centro» sfoggia l'unico featuring del disco, dell'antico amico Speaker Cenzou, con il suo flow rap da voce di dentro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino