​Kekko dei Modà: «Tifoso del Napoli a vita. Bagarinaggio on line? Chi sbaglia deve pagare»

Kekko dei Modà: «Tifoso del Napoli a vita. Bagarinaggio on line? Chi sbaglia deve pagare»
Amati dalle fans, quanto odiati dai critici, i Modà sono tornati in tour. Dopo il doppio exploit estivo a Sanremo, la band neoromantica si è rimessa on the road, con...

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Amati dalle fans, quanto odiati dai critici, i Modà sono tornati in tour. Dopo il doppio exploit estivo a Sanremo, la band neoromantica si è rimessa on the road, con un tour atteso domani al Palamaggiò di Castelmorrone (Caserta) e mercoledì al Palasele di Eboli (Salerno), dove si registra già il tutto esaurito: ancora una volta Napoli, causa mancanza strutture adatte, è esclusa dal giro. Venerdì 2 dicembre, poi, la band manderà nei negozi il cofanetto «Passione maledetta 2.0», che all'originale cd di «Passione maledetta» (150.000 copie vendute, tre volte disco di platino) ne unirà un secondo con dieci brani inediti, più due dvd con il live di San Siro.


Partiamo da questo «Passione maledetta 2.0», Kekko? Che novità ci sono?
«Il suono è il nostro, mentre sul fronte dei testi c'è qualche novità. Noi abbiamo sempre cantato l'amore, abbiamo sempre detto che volevamo lasciare fuori dal palco e dai nostri dischi i problemi che tutti viviamo. Stavolta mettiamo alla prova i nostri fans, in qualche modo sconfessando noi stessi».

I Modà scoprono l'impegno sociale? Diventano militanti?
«Non scopriamo niente, restiamo quelli di sempre, ma proviamo a raccontare storie che parlano della malattia del gioco d'azzardo, degli incidenti automobilistici causati dalla guida sotto effetto di droga o alcol. Vediamo se il nostro pubblico ci segue anche se proviamo a farlo pensare, non solo a distrarlo. O se preferisce davvero che quando inizio a cantare lasciamo lontani da noi e da loro pensieri e preoccupazioni».

In attesa dell'arduo verdetto, quali problemi artistici e commerciali avverte una band pop sulla cresta dell'onda come la vostra?
«Il problema principale è mantenere le postazioni, restare all'altezza di noi stessi: quando conquisti qualcosa hai subito l'angoscia di perderla, non vuoi deludere chi ti segue e chi crede in te».

E nel privato? Kekko Silvestre fa finalmente una vita «normale» dopo le denunce di stalking di un anno fa?
«Alla vita normale ci rinunci quando inizi a fare questo mestiere, o, in ogni caso, quando ti va bene e diventi qualcuno. Ma i selfie in camerino o mentre cammini per strada non sono un problema, fanno parte delle regole del gioco. A me, però, è capitato di passare dai fans ai fanatici, è per questo che da due anni ormai ho rinunciato ai social. So di essere un personaggio pubblico, ma non voglio ritrovarmi gente all'asilo di mia figlia o davanti a casa mia, o nella pizzeria dove porto la famiglia solo perché da un post si potevano intuire i miei movimenti. Non è bello sentirsi nel mirino di qualcuno».

Con un cofanetto celebrativo in uscita il 2 dicembre possiamo escludere di vedervi a Sanremo.
«Proprio così. Negli ultimi anni ci siamo stati anche troppo sul palcoscenico dell'Ariston: in gara, come autori, come ospiti, meglio non peccare di sovraesposizione».

Sempre tifoso del Napoli?
«A vita: mio padre quando è venuto via da Sant'Antimo ha portato con sé la malattia per la squadra azzurra che è una delle tante belle cose che mi ha trasmesso. La vittoria di sabato sull'Udinese è importante, non solo perché abbiamo espugnato un campo che sembrava maledetto, ma perché si è sbloccato Insigne. Abbiamo bisogno di lui, abbiamo bisogno di chi va in gol nell'attesa del ritorno di Milik. Eravamo partiti davvero bene quest'anno prima del suo infortunio».

Insigne è Ok allora, ma Gabbiadini?
«Non lo capisco. Nel precampionato ha fatto faville, poi si è ingrippato: se avesse la testa di Mertens saremmo a cavallo, ma... Vorrei vederlo ridere, serve gioia di vivere, senso di appartenenza, per andare in rete. Forse se ne vuole andare. E poi sono curioso di vedere in campo Rog».

Impazza lo scandalo sul secondary ticketing, sul bagarinaggio on line «permesso» dai manager.

«È una porcata pazzesca, come fai ad organizzare concerti per raccogliere soldi per i terremotati se poi scopri che esistono cose del genere? Vorrei che chi ha sbagliato pagasse caro e amaro, che chi è stato complice dei web-bagarini fosse radiato da questo settore. Nei contratti nostri, come di tutti gli artisti, sono indicati i costi massimi e minimi dei biglietti, le riduzioni per i bambini, le famiglie... Chi come me sale su un palco deve essere credibile. D'ora in poi vigileremo ancora più di prima perché non succeda nulla del genere intorno a noi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino