Con una gala d'apertura che sarà presieduta giovedì sera dai monarchi Felipe VI e Letizia, il Teatro Real alza il sipario sulla nuova stagione, inizio delle...
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«Nell'Otello verdiano manca tutta la prima parte ambientata dal drammaturgo inglese a Venezia, dove il razzismo è molto evidente e dove il padre di Desdemona arriva a bollare Otello come un ladro ripugnante», ha spiegato Renato Palombo nella presentazione della produzione. Il direttore italiano ha ricordato «la confusione nata anche dal fatto che Moro fosse all'epoca un cognome molto diffuso a Venezia». Nel libretto di Boito «insuperabile», a differenza dell'opera teatrale, ci sono appena due espressioni riferite in maniera dispregiativa al «moro di Venezia», pronunciate da Yago, mosso dall'invidia e dalla gelosia. Questa mancanza di razzismo, che è invece il tema motore della tragedia nell'opera shakeasperiana, per il direttore artistico del Teatro Real, Joan Matabosh, «aumenta ancora di più l'intensità del dramma«, dal momento che «sia Boito sia Verdi pongono l'accento sulla fragilità di un personaggio perfettamente assimilabile a qualunque altro: un personaggio vulnerabile e dominato da una tempesta interiore». Verdi converte il razzismo «in un elemento molto collaterale, appena menzionato». Lo stesso che propone sulla scena David Alden: «Otello - ha insistito Matabosh - è un outsider, il suo conflitto è interiore e ha un nome, insicurezza, quella che porta tanti uomini a commettere le più grandi atrocità».
In ogni caso, fin dalla sua genesi l'opera era destinata a diventare un blockbuster, confermando Verdi come «la stella dello star system operistico dell'epoca», anche grazie alla perseveranza e all'abilità dell'editore Giulio Ricordi, come ha ricordato il direttore generale dell'archivio storico, Pierluigi Ledda. Una mostra su «La nascita dell'Otello di Verdi», al Teatro Real, ripropone la genesi del dramma lirico, attraveso le lettere, i bozzetti, le partiture, i materiali originali provenienti dall'Archivio storico Ricordi, custoditi nella Biblioteca Braindese di Milano. Inclusa la corrispondenza del contratto milionario per l'epoca - 200mila lire, equivalenti a 1 milione di euro attuali - sottoscritto dal compositore, che ottenne anche il 40% dei diritti teatrali dell'opera e il 50% delle vendite delle partiture e del libretto.
Dopo la prima dell'Aida al Cairo, nel 1871, Verdi all'apice del successo, ma ormai stanco e deciso a ripiegare su una limitata produzione cameristica e la revisione delle sue opere precedenti - il Simon Boccanegra e Don Carlos - era restio ad accettare la proposta di Ricordi dell'adattamento operistico del celebre testo shakespeariano. Ma Giulio Ricordi si impegnò con tenacia in un paziente lavoro di sponda, utilizzando come esca lo scapigliato Arrigo Boito, che per il libretto in versi si rifece non solo al testo inglese dell'Othello, ma anche alle traduzioni italiane in voga allora. Il carteggio con Ricordi dà l'immagine vivida del mondo della produzione teatrale di fine Ottocento e delle idee del maestro in fatto di poetica, oltre alla sua attenzione e al controllo maniacale di tutti gli aspetti dello spettacolo, di ogni minimo dettaglio. «Aveva l'ultima parola su tutto», ha ricordato Pierluigi Ledda. «Applausi frenetici», gli appunti scritti a mano da Giulio Ricordi la sera della prima dell'opera sul programma di sala - il 5 febbraio del 1887 al Teatro alla Scala di Milano - sul quale annotò la cronaca di uno strepitoso successo annunciato.
La replica del 24 settembre dell'Otello sarà trasmessa in diretta, gratuitamente, in tutto il mondo via streaming su Palco Digital del Teatro Real e sulle piattaforme The Opera Platform, Shakespeare Lives e ARTE Concert del canale Arte.
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Il Mattino