Dopo lo straordinario successo ottenuto con "Il Soccombente" di Bernhard, Roberto Herlitzka (Nastro d’Argento alla carriera 2013) torna in scena nei panni di un modernissimo...
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L’attore torinese interpreta lo scrittore giunto all’ultima notte della sua vita, quella tra il tre e quattro giugno 1798. Chiuso in una buia stanza del castello del Conte di Waldstein in Boemia, dove è ospite da ben tredici anni come bibliotecario di palazzo, Casanova, stanco, ammalato e consapevole della sua prossima fine, sarà giudicato e interrogato da cinque presenze femminee (Marina Sorrenti, Franca Abategiovanni, Carmen Barbieri, Giulia Odori, Rossella Pugliese).
La scrittura di Ruggero Cappuccio realizza una velenosa, dolce, sincera partita a scacchi, in cui brillano e si muovono i perni dell'identità di uno degli uomini più discussi, amati e denigrati del XVIII secolo. Il velo di seduttore vanesio, che ricopre Casanova presso l'immaginario collettivo consolidato, cade inesorabilmente e rivela un grande autore, un uomo che scrive con rarissima e affilata modernità, che ama le donne e ne incontra, carnalmente, un numero molto inferiore rispetto alla superficiale moltiplicazione attribuitagli.
Il confronto con le donne nella stanza remota del castello di Dux innesca tenerezze e autoironie, mentre Casanova insegue, in quello che potrebbe essere l’ultimo appuntamento con la sua vita, l’idea di un se stesso, che si realizza solo attraverso l’armonica condivisione del profondo con l’altro e con gli altri. Sono gli ultimi giorni di vita, tra febbre e delirio, di fronte al tribunale della coscienza, e vorrebbe fuggire da quella stanza soffocante del castello di Dux, dalle incomprensioni di una società da sempre dispensatrice di etichette superficiali, dalla solitudine dell’uomo.
Racconta, ricostruisce, implora, comprende, alla fine dei propri giorni, la propria esistenza di sottovalutato scrittore, stanco ma, ancora, con l’ironia e la sfrontatezza necessarie per sopravvivere in quel mondo, di cui ben conosce la vacuità.
Il Mattino