Lina Sastri si fa in quattro: «Madre e figlia tra Malinconico e la mia Ninetta»

Lina Sastri si fa in quattro: «Madre e figlia tra Malinconico e la mia Ninetta»
Una cascata di capelli castani, il sorriso fiero e gentile, Lina Sastri, determinata e inarrestabile come sempre, è in pieno fermento artistico. Su Raiuno con la fiction...

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Una cascata di capelli castani, il sorriso fiero e gentile, Lina Sastri, determinata e inarrestabile come sempre, è in pieno fermento artistico. Su Raiuno con la fiction «Vincenzo Malinconico, avvocato di insuccesso» al fianco di Massimiliano Gallo nel ruolo di Assunta, madre di Nives (interpretata da Teresa Saponangelo). Intanto, è impegnata sul set del suo primo film da regista «La casa di Ninetta», tratto dal suo romanzo omonimo e già adattato in spettacolo, prodotto da Salina, con Run Film e Rai Cinema e con il contributo del ministero della Cultura, della Regione Campania e della Film Commission campana, una storia di donne, raccontata da donne, e ancora dal 4 novembre andrà in scena a Pompei fino al 6, e poi in apertura della stagione del teatro Diana dal 9 al 20 novembre con «Eduardo mio».

Mentre racconta la storia di sua madre in «La casa di Ninetta», interpreta una mamma nella serie sull'avvocato Malinconico tratta dai romanzi di Diego De Silva: com'è Assunta?
«Assunta non assomiglia al prototipo di madre a cui siamo abituati, è stravagante ma decisa, un po' prepotente, sincera, anche fin troppo: dice sempre quello che pensa, tanto da risultare antipatica delle volte e cela un segreto che svelerà nel corso della serie. Non è dolce e accondiscendente con Nives, mentre ha un rapporto di grande complicità con Vincenzo, l'ex marito della figlia. Mentre lei dice a Vincenzo tutto quello che pensa, in modo schietto, anche quando lui ha sbagliato ed è platealmente distrutto dall'errore, lui è quasi sempre mite, accogliente e gentile con lei. I due si confidano come vecchi amici, spesso dimenticandosi che è Nives a unirli».

Prima di questa fiction, ha interpretato un'altra madre, Italia, nella serie crime per Sky «Cristian» insieme a Edoardo Pesce e Claudio Santamaria. Adesso, però, c'è Ninetta, la madre più importante, la sua.
«Sì, il film racconta il presente e il passato di Ninetta, che è mia madre. Abbiamo cominciato le riprese a Napoli il 19 settembre, girando soltanto la parte del presente di Ninetta, in questo caso interpretata da Angela Pagano. Io nel film mi chiamo Lucia e sono chiaramente sua figlia, ma partecipo per lo più come voce narrante. Riprenderemo a girare a metà gennaio, concentrandoci sulla parte del film che riguarda il passato di Ninetta: non abbiamo ancora trovato l'attrice che la interpreterà, ma sappiamo che insieme a lei ci saranno il marito Alfonso, mio padre, i bambini e qualche altro personaggio pittoresco che abbiamo già conosciuto nel libro. Il film si basa su una narrazione realista ma allo stesso tempo immaginaria: rispecchia me che sono sempre a metà tra la realtà e l'immaginazione».

Com'è essere registi per un'attrice di lungo corso?
«È un'esperienza completamente nuova per me, ho scritto la sceneggiatura e ho un piccolo ruolo, ma mi impegno principalmente nella regia: non mi ero mai trovata nella posizione in cui 60 persone fanno capo a me e mi fanno costantemente domande a cui devo avere una risposta pronta. È una bella sfida».

Poi c'è lo spettacolo a teatro e anche di questo lei firma sia la sceneggiatura che la regia.
«Cominciamo il tour il 4 novembre a Pompei, finalmente senza l'uso obbligatorio delle mascherine. Nello spettacolo racconto il mio Eduardo, quello che ho conosciuto di persona quando ero molto giovane, con alcune citazioni sparse delle sue opere e molta musica insieme ai musicisti che da sempre mi accompagnano».

Intanto sta per arrivare anche «Il tempo non esiste», libro fotografico di Carlo Bellincampi dedicato a lei con alcuni suoi racconti che sarà presentato a Napoli (Feltrinelli di piazza dei Martiri) il 21 novembre.
«Carlo è il fotografo che mi accompagna da 30 anni, non ha molte foto di me in scena o al cinema, ma ha realizzato diversi reportage su di me. Questo libro è una sorta di diario fotografico della mia vita, che intervallo a dodici scritti, che chiamo stanze, perché racchiudono dodici momenti della mia vita. Man mano che il lettore procede con la lettura, io apro per lui la porta di una stanza in cui è custodito un mio ricordo».

Il titolo?


«Il tempo non è che una linea retta che cambia il nostro viso e il nostro corpo, ma rimane una dimensione al di fuori di noi, dentro non la sentiamo, dentro il tempo non esiste».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino