D'Angiò e De Luca, dove eravamo rimasti? La coppia che fece epoca con «Telegaribaldi» torna in pista vent'anni dopo con un nuovo programma tv su...
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Lino e Alan si separarono dopo alcuni anni, ma il riavvicinamento degli ultimi tempi, con D'Angiò ospite del teatro bonsai di De Luca a Santa Maria La Nova, lasciava presagire un progetto comune. Ed infatti ecco «Made in China», striscia quotidiana di 25 minuti in onda dal lunedì al giovedì alle 20, a partire dal 27 marzo. E poi in replica il venerdì con le quattro puntate proposte tutte in fila alle 21. Il tutto fino ad inizio giugno. Dunque si riparte, D'Angiò? «C'è voluto un po' di tempo ma ce l'abbiamo fatta. Abbiamo scoperto di divertirci ancora insieme, il feeling è sempre inalterato e il connubio funziona, come se vent'anni non fossero mai passati. Ma rifare Telegaribaldi oggi non avrebbe avuto senso, però abbiamo conservato l'atmosfera da programma tv abusivo, da scantinato. E stavolta è davvero tutto autoprodotto: Più Enne ci ospita e basta, io ho una mia struttura televisiva autonoma per produrre il programma. Viviamo sugli sponsor e su coloro che credono in noi». Ecco quindi «Made in China». Come nasce l'idea? «Siamo sommersi ormai dal mercato cinese che sta pure ribaltando certe antiche regole: sono tanti gli italiani che lavorano al soldo dei cinesi nei negozi, mentre molte delle etichette Made in Italy sono in realtà pericolosamente pezzotte. Ad esempio, a Salerno vengono scaricati container di pomodori cinesi che dopo essere stati lavorati qui, vengono messi sul mercato come prodotto italiano. Il problema è che in Cina ci sono regole diverse sui pesticidi e quindi con possibili problemi alla nostra salute». Dunque c'è anche denuncia: come avete riportato tutto ciò nel programma tv?
«Con uno stratagemma e scherzandoci su, che è il nostro mestiere.
Il Mattino