Dalla gioia per il sold out al Palapartenope alla web rissa con i 99 Posse: tutto in 24 ore per Luchè. Ieri, nel giorno del suo trentaseiesimo compleanno, il rapper di...
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Così Luché sparava sulla posse accusandola di giudicarlo per l'uso di griffe come Gucci e Prada, ma di non aver mai davvero capito il mondo hip hop, mentre tra i commenti c'era chi usava parole come «froci» o invocava i picchiatori di Casa Pound. Poi l'attacco a Messina diventava frontale: «I tuoi beat o produzioni sono orribili. Non hai stile, musicalità, originalità. Non funzioni e chiamarmi indifendibile è fuori luogo. Forse indifendibili sono i soldi che prendesti qualche anno fa al Capodanno in piazza Plebiscito. Li hai mandati ai cubani?». Sempre più torrido, il j'accuse chiamava in causa «persone vicino a voi» che andavano a «comprare eroina» nel ghetto del rapper di Mariannella, e storie di case di Milano vendute per pagare i debiti del crack: «Voi siete l'ipocrisia fatta uomo». Poi, in qualche modo, la cosa si è ricomposta, grazie a un post della Carrubbo, moglie del frontman Luca Persico: «Lo so Luchè ha scritto delle cose tanto brutte a me che lo difendevo ignara del bordello social, è un ragazzaccio lo so, ma ci siamo sentiti, si è scusato, era sincero. Prima eravamo sconosciuti e ora un poco più vicini. Chi è ferito cerca di ferire a morte. Lo capisco. I don't care». C'è da sperare che anche le rispettive tifoserie, a quanto si è visto non così contigue se non musicalmente almeno politicamente, sappiamo chiuderla qui. Quella che poteva essere una bella ripartenza per il rap newpolitano corre il rischio di diventare un motivo di divisione.
r.s.
Il Mattino