Un continuo richiamo alla sua napoletanità, alle radici della sua cultura. La musica di Paisiello e Cimarosa che da Napoli arrivava nelle grandi corti d'Europa, il...
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«Nel '71 – ha raccontato – andai a dirigere la Filarmonica di Berlino e mi capitava di passare il muro tra Est e Ovest. A Est c'era il buio, anche fisico, non c'erano lampadine per le strade, mi fa ancora impressione ricordare l'odore della nafta che sprigionavano i mezzi di trasporto». E non è mancata qualche frecciata all'oggi: «Da cinquant'anni tento di far capire l'importanza della cultura, ora però la parola cultura ha perso il suo significato. Dovremmo essere fieri, il nostro è un Paese unico che sta perdendo identità per ignavia nostra ma anche di chi è chiamato a governare».
Tanti gli applausi per il maestro “a scena aperta”, in prima fila la sovrintendente Rosanna Purchia, l'ex sovrintendente Francesco Canessa, l'ex commissario del San Carlo e di Bagnoli Salvatore Nastasi, l'ex direttore del San Pietro a Majella Elsa Evangelista, la presidente degli Amici del San Carlo Angioletta de Goyzyeta, il direttore del conservatorio di Benevento Giuseppe Ilario che lo ha invitato a tenere un incontro con gli allievi dell'istituto sannita. Una occasione per ritornare sulle strade della sua giovinezza quando la famiglia si spostava in Giardinetta tra Molfetta (luogo di residenza e paese del padre Domenico) e Napoli dove i cinque fratelli Muti passavano l'estate in casa della nonna materna in via Cavallerizza a Chiaia, civico 14, stesso luogo dove erano nati. Un viaggio epico di dodici ore attraverso Sannio e Irpinia con l'incubo della salita di Dentecane dove puntualmente l'automobile dava cenni di cedimento. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino