Il maestro Muti al Teatro San Carlo, un tuffo nei ricordi: «Tifavo Bartali, avrei votato Dc»

Il maestro Riccardo Muti
Un continuo richiamo alla sua napoletanità, alle radici della sua cultura. La musica di Paisiello e Cimarosa che da Napoli arrivava nelle grandi corti d'Europa, il...

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Un continuo richiamo alla sua napoletanità, alle radici della sua cultura. La musica di Paisiello e Cimarosa che da Napoli arrivava nelle grandi corti d'Europa, il pensiero di Filangieri preso a modello dalla costituzione americana. Riccardo Muti è un fiume in piena, ricorda, racconta, partendo dal contenuto del nuovo libro di Aldo Cazzullo “Giuro che non avrò più fame” che descrive l'Italia del 1948. Nel foyer del San Carlo il maestro ha fatto questa mattina la sua prima apparizione ufficiale in città in attesa del mozartiano “Così fan tutte” con il quale aprirà la stagione lirica il 25 novembre. Un nuovo allestimento con la regia della figlia Chiara e la cooproduzione con la Staatsoper di Vienna dove lo spettacolo andrà in scena nel 2020. Di fronte alle domande del giornalista-scrittore, Muti ha scelto Bartali nella disputa con Coppi e la Dc al Pci se avesse votato nell'immediato dopoguerra. E ha specificato di preferire la libertà del blocco occidentale a quel che era l'Europa dell'Est ricordando però che «Gesù Cristo è stato il primo comunista della storia».


«Nel '71 – ha raccontato – andai a dirigere la Filarmonica di Berlino e mi capitava di passare il muro tra Est e Ovest. A Est c'era il buio, anche fisico, non c'erano lampadine per le strade, mi fa ancora impressione ricordare l'odore della nafta che sprigionavano i mezzi di trasporto». E non è mancata qualche frecciata all'oggi: «Da cinquant'anni tento di far capire l'importanza della cultura, ora però la parola cultura ha perso il suo significato. Dovremmo essere fieri, il nostro è un Paese unico che sta perdendo identità per ignavia nostra ma anche di chi è chiamato a governare».


Tanti gli applausi per il maestro “a scena aperta”, in prima fila la sovrintendente Rosanna Purchia, l'ex sovrintendente Francesco Canessa, l'ex commissario del San Carlo e di Bagnoli Salvatore Nastasi, l'ex direttore del San Pietro a Majella Elsa Evangelista, la presidente degli Amici del San Carlo Angioletta de Goyzyeta, il direttore del conservatorio di Benevento Giuseppe Ilario che lo ha invitato a tenere un incontro con gli allievi dell'istituto sannita. Una occasione per ritornare sulle strade della sua giovinezza quando la famiglia si spostava in Giardinetta tra Molfetta (luogo di residenza e paese del padre Domenico) e Napoli dove i cinque fratelli Muti passavano l'estate in casa della nonna materna in via Cavallerizza a Chiaia, civico 14, stesso luogo dove erano nati. Un viaggio epico di dodici ore attraverso Sannio e Irpinia con l'incubo della salita di Dentecane dove puntualmente l'automobile dava cenni di cedimento. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino