Mahmood al Bataclan di Parigi: «Ma all'Eurovision faccio il tifo per l'Ucraina»

Mahmood al Bataclan di Parigi: «Ma all'Eurovision faccio il tifo per l'Ucraina»
Al Bataclan la grande paura è ormai lontana, ma le cicatrici rimangono. E tolgono le parole. «È incredibile doversi esibire davanti a quei fori sul muro e...

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Al Bataclan la grande paura è ormai lontana, ma le cicatrici rimangono. E tolgono le parole. «È incredibile doversi esibire davanti a quei fori sul muro e durante le prove non ho fatto che ripetermi ma come faccio a rimanere sereno stasera?, poi ho capito che la musica deve riuscire ad andare oltre il ricordo e il dolore», raccontava l'altra sera Mahmood dopo aver portato al debutto il suo «Ghettolimpo tour», atteso anche a Napoli, Palapartenope, il 22 maggio. A seguire sul palco del locale di Boulevard Voltaire arriveranno il 6 maggio Sfera Ebbasta e il 30 ottobre Ligabue. «In fondo è questa la sua funzione. L'ho ripetuto pure dal palco, senza evocare direttamente i fatti o le vittime per non urtare le suscettibilità di chi magari in quella sala sette anni fa aveva un amico ho un conoscente. Finora a Parigi avevo cantato solo un paio di volte al Café de la Danse, ma il Bataclan è un'altra cosa», ammette il (co)vincitore dell'ultimo Sanremo, in scena con uno scintillante outfit di Burberry dalla foggia spaziale. Sullo schermo immagini desertiche, alpine e videografiche, in sala millecinquecento fans (molti gli italiani) per un sold out benaugurante lungo quella strada che il 15 maggio ricongiungerà Alessandro con Blanco davanti alle telecamere di quell'Eurovision dove è destinato a fare bene ancora una volta, se è vero che i bookmakers li danno secondi col 17% di chance di vittoria dietro gli ucraini della Kalush Orchestra con il rap «Stefania» (38%), mentre i membri dell'OGAE, ovvero l'Organisation Générale des Amateurs de l'Eurovision, li prevedono sempre secondi, ma dietro la (tiepida) svedese Cornelia Jakobs con «Hold me closer».

Partiamo da «Brividi»: la parte di Blanco l'ha lasciata cantare al pubblico.
«Quel pezzo originariamente avrebbe dovuto essere un pelo più ritmato, poi con Blanco abbiamo deciso di farlo così, scrivendo e riscrivendo le nostre parti, per lasciare parlare solo l'emozione. La strofa della bici di diamanti l'ho scritta in Sardegna pensando ai 5 minuti di pedalata che d'estate mi faccio ogni pomeriggio per andare dalla casa dei miei nonni materni al mare».

In scaletta c'era anche un brano in arabo.
«Sì, Sabri aleel della popolare cantante egiziana Sherine Abdel Wahab. L'avevo interpretato a Melpignano durante la Notte della taranta di due anni fa e i fans parigini mi hanno chiesto di ricantarla. Al tempo me l'ero preparata sulle note vocali del mio parrucchiere Aziz che, venendo da Casablanca, ha una padronanza dell'arabo sicuramente migliore della mia. Ovvio, però, che dopo tutto questo tempo la mia pronuncia non fosse più la stessa».

«Ti amo» la dedica a mamma, che l'ha cresciuto da sola. E, per ricordare le sue radici sarde, ci mette dentro un frammento di «No potho reposare».
«Non ho mai sentito mamma pronunciare una parola contro papà. Anzi, ha sempre spinto perché fra noi ci fossero dei rapporti e ad otto anni volle mandarmi in Egitto a conoscerlo nonostante il resto dei parenti fosse contrario. Con mio padre mi sono sentito dopo il Festival e credo che torneremo a parlarci una volta passato questo periodo carico d'impegni».

Capitolo «Eurovision song contest». Favoriti ma non troppo?
«Sì, ma è molto difficile che l'Italia riesca a vincere due volte di seguito. A me comunque va già benissimo così, visto che dopo la straordinaria esperienza di Tel Aviv pensavo che all'Esc non avrei più messo piede. E se oggi posso permettermi di fare un tour europeo lo devo anche a quel secondo posto. Comunque, se la cosa potesse minimamente aiutare, io farei vincere l'Ucraina. Quello che sta accadendo là non vale la vittoria di 20 Eurovision».

È giusto escludere la Russia dalle competizioni come sta accadendo all'Eurovision o a Wimbledon?
«Non è facile dare una risposta, ma penso che chi organizza certe manifestazioni una posizione debba prenderla. Vista la gravità degli eventi, per una parte e per l'altra sarebbe forse difficile condividere la stessa gara».

L'«Esc» ha le sue regole: sì alle baracconate kitsch, no alle parolacce. E Blanco canta: «E scusa se mando tutto a puttane».
«La nostra sarà una performance elegante. Anche perché se ci mettiamo a fare i balletti su Brividi ci tirano di tutto. La parolaccia? Ma quello è un mestiere e trovo più offensiva il termine prostituta».

Tra i rivali ritroverete Achille Lauro, che corre per San Marino.


«Sinceramente, mi piace più il pezzo che porta all'Eurovision di quello che ha presentato a Sanremo. Lauro mi sta simpatico e nei suoi panni, forse, l'unica cosa a pesarmi sarebbe l'idea di gareggiare contro il mio paese. Comunque, onore al merito di essersi mettersi in gioco per raggiungere il risultato».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino